mercoledì 18 aprile 2018

A Quiet Place - Un Posto Tranquillo - la recensione

L'horror e le sue molteplici sfumature. Alla sua terza prova da regista, l'attore John Krasinski decide di prendere un genere molto lontano dal cinema in cui siamo abituati a vederlo e di sfidare le sue regole.

Stati Uniti, delle mostruose creature hanno invaso il paese, forse il mondo, sterminando la popolazione. Questi esseri sono ciechi ma forniti di un finissimo udito che usano per trovare e attaccare le loro prede, compresi gli umani.
La famiglia Abbott - moglie, marito e i tre figli - vive isolata e immersa nel più totale silenzio. Camminano scalzi lungo sentieri ricoperti di sabbia, per ridurre al minimo possibile il rumore. La figlia più grande è sordomuta, quindi tutta la famiglia è abituata a parlare con il linguaggio dei segni, particolare che forse gli ha permesso di sopravvivere più a lungo degli altri. Nei dintorni del loro rifugio, nel paese vicino, è tutto deserto e distrutto. Gli Abbott sopravvivono per 427 giorni senza essere notati, ma la donna è incinta al nono mese e i piccoli incidenti rumorosi non possono essere soffocati per sempre.

Bisogna fare i complimenti a John Krasinski, A Quiet Place è un horror sci-fi di grande intelligenza e sensibilità, sia nella sceneggiatura che nelle resa sullo schermo. Krasinski sa come muovere la macchina da presa, come disseminare la storia di momenti horror aggirando però i cliché classici del genere, e ha grande cura dei particolari. Il film ha una durata piuttosto breve (poco più di un'ora e venti) ma tutto quello che succede è rilevante, a partire dal prologo, che avrà ripercussioni su tutta la storia. Al centro di tutto c'è ovviamente il silenzio, essenziale per la sopravvivenza della famiglia, e Krasinski ne fa un uso molto coraggioso. Il film è davvero avvolto nel silenzio, per sentire le prime (e uniche) parole bisogna aspettare più di mezz'ora, e sono solo poche battute, poi si torna nel silenzio, nell'impossibilità di parlare e comunicare, aspetto che si riflette sui rapporti dei genitori con i figli. Il silenzio nel film non è tutto uguale e ha diverse funzionalità, c'è quello forzato della famiglia, c'è quello totale in cui è immersa la figlia maggiore (Millicent Simmonds è davvero sordomuta), e poi c'è il silenzio come mezzo "tecnico" per creare suspense. E nel film ce n'è davvero tanta.
A Quiet Place è un'ora e mezzo di tensione ininterrotta, aumentata dall'impossibilità dei protagonisti di poter fare quello che fanno tutti i personaggi di tutti film horror: urlare. E così si sta in ansia quando i figli si allontanano da casa, si soffre a vedere una donna incinta al nono mese che deve partorire in silenzio, e si trattiene il fiato per il primo pianto del neonato che vorrebbe dire morte sicura.

Oltre ad essere regista, John Krasinski è anche protagonista insieme a quella che nella vita reale è sua moglie, cioè Emily Blunt. La coppia funziona anche sullo schermo. Bravissima Emily Blunt, la sua interpretazione spicca rispetto alle altre, per intensità e cuore, rimanendo impressa nella mente dello spettatore. Una performance che - lo possiamo dire anche se manca ancora molto - meriterebbe assolutamente una nomination agli Oscar.

A Quiet Place non è il classico horror sci-fi, la scelta del silenzio può spiazzare lo spettatore, ma è un film che convince e conquista, e il silenzio diventa proprio il fattore che porta lo spettatore ad essere pienamente coinvolto nella storia. Un ottimo film, una bella sorpresa.

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