martedì 20 marzo 2018

Rachel - la recensione

Tratto dal romanzo Mia cugina Rachele della scrittrice inglese Daphne Du Maurier, è la storia di Philip, gentiluomo della Cornovaglia di primo 1800, orfano e cresciuto dal cugino Ambrose. di vent'anni maggiore e che considera più un padre, che dopo la morte di quest'ultimo cerca vendetta contro Rachel, la vedova di Ambrose, donna misteriosa e affascinante, innamorandosene invece follemente.


Proprio il personaggio di Rachel è l'aspetto che spicca maggiormente in questo film, interpretato molto bene da Rachel Weisz: in bilico fra ambiguità e innocenza, donna dalle molte sfaccettature e dal carattere indipendente, riesce perfettamente ad affascinare lo spettatore allo stesso modo in cui strega l'ingenuo Philip (Sam Claflin che non spicca per carisma ma incarna abbastanza bene il carattere molle del suo personaggio), e l'ambiguità resta intatta fino alla fine grazie anche a un uso interessante delle ombre e delle luci nelle inquadrature del regista Roger Michell. Qualche rammarico per la presenza sprecata del nostro Pierfrancesco Favino, che rimane intrappolato in un personaggio rappresentato come un insieme di stereotipi che invece poteva contribuire molto al delinearsi di Rachel e del suo mistero.


Da un punto di vista formale non c'è davvero nulla da appuntare: sono meravigliose le selvagge scogliere della Cornovaglia, è cupa e inquietante, quasi gotica la casa in cui si svolge la vicenda, sono perfetti (come sempre accade nelle opere inglesi) i costumi e gli ambienti di inizio '800. 
Dove il film pecca è nel riuscire a creare un'emozione che vada al di là della suggestione iniziale, nell'esplorare maggiormente il personaggio di Rachel e il suo irretire, involontariamente o no, il protagonista. Pecca nel coinvolgimento più profondo dello spettatore che, passata una prima fase in cui la curiosità è prevalente, potrebbe iniziare anche ad annoiarsi.

Più curato nella forma che nella sostanza, Rachel una visione la merita sicuramente, ma altrettanto sicuramente non rimarrà impresso a lungo nella mente degli spettatori o nella memoria cinematografica.


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