Dopo Cenerentola, di Kenneth Branagh, la Disney ripropone in live action un altro dei suoi classici di successo, scegliendo di affidarsi a un regista molto meno autoriale di Branagh, come Jon Favreau (che aveva però dato inizio al grande progetto del Marvel Cinematic Universe con il suo Iron Man) e a un cast vocale a dir poco stellare (Idris Elba, Scarlett Johansson, Bill Murray, solo per citarne alcuni).
La scelta di Favreau e dello sceneggiatore è quella di riproporre con quasi totale fedeltà il film originale, trasportando alcune scene totalmente invariate, ma allo stesso tempo prendere ciò che rimaneva nel sottofondo ed estrapolarlo per farne pilastro portante della storia: la consapevolezza di sé, l'appartenenza a un gruppo (a un branco, in questo caso), il concetto di famiglia.
Come in un vero e proprio romanzo di formazione, Mowgli attraversa le varia fasi della scoperta di se stessi fino alla fine, fino a capire per la prima volta chi e cosa realmente rappresenta il suo Io più profondo.
Questo si risolve in una cornice certamente più adulta, più cupa, rispetto al film di animazione, e anche le varie figure paterne, da Akhela a Bagheera fino all'orso Baloo, sono facce di una stessa medaglia e tutte fondamentali per la crescita di Mowgli. In questo quadro si inserisce Shere Khan, villain spaventoso non tanto per la possanza della sua presenza scenica, ma in quanto incarna gli aspetti più oscuri del potere e della vendetta.
A livello visivo il film è davvero straordinario: la giungla è stata ricreata in computer grafica, e più che realistica è quasi magica, un luogo da fiaba prima che reale, mentre gli animali risultano incredibilmente realistici, grazie alla commistione tra CGI, rendering fotorealistico (tecnica già ammirata in Vita di Pi) e Motion Capture per il labiale, si integrano perfettamente sia con il fondale che alle interazioni con l'attore in carne e ossa, il bravissimo esordiente Neel Sethi.
Da lodare anche le musiche, un mix riuscitissimo tra la colonna sonora del classico e musica originale.
Capitolo a parte lo merita il doppiaggio: nella versione originale il cast di altissimo livello non si era limitato solo a doppiare, ma aveva partecipato alle riprese, interagendo con il giovane Sethi sul set e dando vita ai movimenti labiali dei propri personaggi con il motion capture. Ovviamente tutto ciò va perso nella versione italiana, ma bisogna fare un applauso all'adattamento e soprattutto alla scelta delle voci, in particolare colpiscono Toni Servillo come Bagheera, che riesce a dare il giusto tono pacato e solenne al personaggio, e Alessandro Rossi, perfetto per restituire la voce profonda della tigre Shere Khan.
Estremamente fedele e allo stesso tempo profondamente diverso dal classico di animazione, questa nuova versione de Il Libro della Giungla è un vero spettacolo per gli occhi e un piacere per il cuore.
sabato 16 aprile 2016
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