domenica 2 marzo 2014

Oscar 2014: Her/Lei - la recensione

"In un futuro non troppo lontano..."



Così potrebbe aprirsi il nuovo lavoro di Spike Jonze, Her (Lei), un film talmente avanguardista da risultare realista in tutte le sue sfaccettature. Per Jonze il futuro dell'uomo non sarĂ  poi così bello. Le relazioni tra le persone pian piano scompariranno e l'uomo sarĂ  sempre piĂ¹ in simbiosi con le macchine grazie alle tecnologie sempre piĂ¹ avanzate. E l'amore? SarĂ  sempre reale in quel contesto? Sì. A confermarcelo c'è Theodore, personaggio egregiamente interpretato da un sofferto e meraviglioso Joaquin Phoenix. Theodore si innamorerĂ  di un sistema operativo, un nuovo modello che oltre a facilitare il lavoro del suo possessore, entrerĂ  in simbiosi con lui crescendo sempre di piĂ¹. E quando l'intelligenza artificiale ha la voce di Scarlett Johansson è difficile non innamorarsi. La Johansson infatti dĂ  voce a Samantha, il sistema iOS super-tecnologico nato per facilitare la vita a Theodore (e a molte altre persone).

Il bello di Her non è solo nell'aspetto visivo molto curato, molto accattivante e in un certo modo retrĂ², il bello di Her è che risulta completamente reale, rendendo possibile una relazione nuda e cruda con una "macchina". Una sceneggiatura sorprendente ci traghetterĂ  attraverso le molte fasi dell'innamoramento classico e ci farĂ  scoprire (a noi come a Theodore) i problemi effettivi di questa bizzarra relazione mettendo in discussione il benessere di entrambe le parti, sia dell'uomo che della macchina. Tutto questo avviene anche grazie a personaggi di contorno come il collega del protagonista, Paul (Chris Pratt) e l'amica Amy (Amy Adams), ossia le "realtĂ  reali" di Theodore, personaggi che, involontariamente o no, terranno in qualche modo il protagonista agganciato alla concretezza della vita pur non ostacolando mai la sua storia d'amore con Samantha.
Come tutte le relazioni, anche questa (e soprattutto questa) passerĂ  attraverso delle fasi piĂ¹ o meno piacevoli: amicizia, attrazione mentale, gelosia, attrazione fisica e infine, purtroppo, consapevolezza dell'impossibile (per ora).

La bellezza tecnica e visiva è innegabile soprattutto quando si parla di un regista come Spike Jonze, l'uomo che ci ha regalato prove spesso geniali come Essere John Malkovich, Il Ladro di Orchidee, lo splendido cortometraggio I'm Here e anche il meno riuscito, ma pur sempre apprezzabile Nel Paese delle Creature Selvagge.
Jonze ha creato il futuro nel presente, probabilmente con l'occhio piĂ¹ creativo e innovativo che si potesse avere, costruendo una delle storie d'amore piĂ¹ belle mai viste sul grande schermo.

* film visto in lingua originale

[AGGIORNAMENTO]

Dopo aver visto il film anche doppiato in lingua italiana, mi pare giusto scrivere un veloce appunto.
Per dare la voce al sistema operativo OS1 (Samantha), il lingua originale è stata scelta Scarlett Johansson mentre per la versione italiana Micaela Ramazzotti (La Prima Cosa Bella). La scelta della Ramazzotti, purtroppo ha snaturato completamente il grande personaggio che la Johansson aveva costruito insieme al regista Spike Jonze.
E' ovvio che il doppiaggio toglie sempre qualcosa all'interpretazione di un attore e soprattutto in Her/Lei, questo stacco è ben marcato. Se in lingua originale anche lo spettatore si innamora della voce di Samantha, in italiano la si vuol solo sentire il meno possibile.


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