martedì 4 marzo 2014

Dark Tide - la recensione (Inedito al cinema)


Sudafrica, Kate (Halle Berry) è una studiosa della fauna marina e un'esperta d'immersioni tra gli squali che, dopo la morte di un suo collega durante un'immersione, perde le sue sicurezze e non solo. Durante una periodo di difficoltà economica, rischia di perdere la barca e di veder chiusa la sua società, un'uomo le offre un ricco compenso per nuotare assieme a lei con gli squali. Non vorrebbe, ma i soldi le servono, in più il suo ex compagno torna a farsi vivo determinato a convincerla ad accettare l'offerta.

Lo squalo è un animale abusato nel mondo del cinema, protagonista di molte pellicole. Visto come perfetta macchina di morte ha sempre saputo fare breccia nelle paure dello spettatore tra risultati alti e bassi. Da "Lo Squalo" di Spielberg che arricchì le casse di Hollywood terrorizzando il mondo intero e aprendo le porte della settima arte al bestione marino, fino a franchise più insulsi come "Shark Attack" o film come "Profondo Blu".
Dunque il "Dark Tide" di John Stockwell cosa offre di diverso rispetto alla interminabile lista di predecessori ? Non molto, ma perlomeno gli intenti e il tono della pellicola in parte differiscono da altre produzioni.
Viene infatti conferito un taglio molto documentaristico, non è l'ennesimo film di paura sullo squalo, con vittime squartate e bagni di sangue. E offre inoltre un messaggio a sfondo ecologista, sebbene discutibile e a volte poco coerente .

Il regista non è nuovo in questo ambiente, l'oceano è sempre stato al centro delle sue pellicole dal bel "Blue Crush" sul surf al mediocre "Trappola in fondo al mare" film d'avventura con Jessica Alba e Paul Walker.
Purtroppo in questo caso mancano sia la bella fotografia dei fondali marini di "Trappola in fondo al mare" che una storia con un buon ritmo come "Blue Crush".
La sceneggiatura parte bene, con un' introduzione non malvagia, ma dopo alcuni minuti affonda in una piattezza totale. Per un'ora rimaniamo si al cospetto delle meraviglie della biosfera marina ma allo stesso tempo non vediamo succedere un bel niente. Il regista sembra più interessato a filmare le sinuose forme della sua bella protagonista e il movimento delle onde del mare che a costruire una storia coinvolgente e appassionante.
Fortuna che negli ultimi venti minuti l'azione irrompe all'improvviso e sveglia lo spettatore assopito, in una lunga sequenza notturna ben giostrata e tesa.
Halle Berry oltre essere ancora bellissima sembra crederci molto, sebbene il personaggio non abbia molto da offrire, la premio Oscar lavora una spanna più in alto rispetto a tutti gli altri membri del cast. Non so se quella che vediamo nuotare nelle cupe acque tra grossi squali bianchi sia veramente lei, ma nel caso complimenti, davvero, per il coraggio.

Come non bastassero la mancanza di ritmo e una storia che ha ben poco da dire, la sceneggiatura presenta dei problemi anche sul piano della coerenza, nei messaggi che lancia, mostrando una certa incertezza su quale strada imboccare. Rimane infatti in balia tra il messaggio ecologista che vuole lo squalo affascinante creatura che caccia esclusivamente per nutrirsi e il classico genere che lo vuole cattivo e con un certo sadismo nel fare a pezzi gli uomini.
Nonostante i contenuti la storia recupera punti sul comparto tecnico (fotografia a parte) che, con quello che può offrire una produzione low budget, risulta dignitoso, in primis per le atmosfere e la suggestiva scenografia. Apprezzabile in più lo scarso utilizzo di CGI, per l'80% del film infatti li squali bianchi che vediamo coinvolti sono veri.
In conclusione non è il film trash che mi aspettavo ma comunque piuttosto dimenticabile. A favore il taglio documentaristico, la variazione sul tema (sebbene ogni tanto torni sul classico), la recitazione di Halle Berry e il finale carico di tensione. A svantaggio, invece, una mancanza di coerenza tra i contenuti proposti e una sceneggiatura debole che inficia sul ritmo provocando solo grande noia.


Voto:  **/ *****
Mr.Carrey

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