"E' una questione di Star-Power", così aveva sintetizzato Sylvester Stallone in una sua intervista, in merito al perché lui stesso, Arnold Schwarzenegger, Bruce Willis ecc. siano ancora simboli impareggiabili del genere action.
'Bullet to the Head' è in sostanza una dimostrazione lampante del perchĂ© un prodotto molto semplice (o se vogliamo anche banale) con Stallone protagonista possa funzionare a dovere, mentre con altri attori (di nuova generazione) aventi meno "potenza popolare", il discorso sia molto piĂ¹ difficile.
'Bullet to the Head' unisce il mito di Sylvester Stallone con la classe (registica) di Walter Hill in una sorta di poliziesco buddy-movie dalla sceneggiatura scorrevole e prevedibile, ad misuram di fisico e interpretazione per Sly, affiancato da una buona "spalla" che ha le vesti di Sung Kang, due personaggi diametralmente opposti il cui obiettivo in comune li rende indissolubilmente partner.
Da dove si parte e dove si arriva è palese prima ancora che inizino i titoli di testa e Walter Hill è bravo ad abbinare ironia e violenza, facendo scorrere il tutto attorno alla figura di Stallone (il cui mito è omaggiato in particolare nelle foto-repertorio di arresti precedenti del suo personaggio), dando alla pellicola una tonalità adrenalinica e divertente allo stesso tempo.
Stallone si (ri)cimenta in una performance only-action, stile anni '90, il suo Jimmy Bobo è freddo, spietato ma nel contempo anche umano e sentimentale, (il solito) spettacolo per tutti coloro che sono suoi tifosi/fan. Apprezzabili anche le performance del partner Sung Kang e del cattivo (ed enorme) di turno Jason Momoa.
In sintesi, 'Bullet to the Head' non è un vero e proprio gioiellino del genere ma un prodotto apprezzabile che funziona a dovere, grazie alla fondamentale presenza scenica di Stallone in un contesto fatto di tanta action (e pochissimi effetti speciali).
VOTO: 6,5
Alberto
sabato 13 aprile 2013
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