lunedì 2 gennaio 2023

Avatar: la Via dell'Acqua - la recensione

Nel 2009 nelle sale usciva Avatar, il colossal di James Cameron che è diventato il più grande incasso cinematografici di tutti i tempi. 
A distanza di tredici anni, Cameron torna con Avatar: La via dell'acqua, un sequel vecchio stile che risulta atipico nel panorama odierno, fatto di universi cinematografici dalla trama ampia, intricata e strettamente connessa fra pellicole dello stesso franchise. Una boccata d'aria fresca che potrebbe lasciare forse qualcuno perplesso ma che sembra dare ancora una volta ragione al regista, che sta infatti riscuotendo un successo straordinario in tutto il mondo.



Si torna su Pandora dove Jake Sully e Neytiri hanno ormai messo su famiglia: tre figli naturali, una adottata e un quinto bambino umano ma cresciuto dai Na'vi. Ma dopo anni, gli umani fanno ritorno sul pianeta che avevano dovuto abbandonare, costringendo Jake e la sua famiglia a dover fuggire per trovare riparo presso una delle tribù dell'acqua, un popolo Na'vi molto diverso dalla tribù della foresta che abbiamo imparato a conoscere nel primo film e che gli stessi protagonisti dovranno scoprire pian piano.

L'espediente narrativo ci permette così di ampliare il raggio e di esplorare nuovi territori di Pandora, in un'operazione quasi documentaristica straordinaria: il pianeta Pandora sembra così reale che nel giro di pochi minuti dopo l'inizio del film ci si dimentica che tutto ciò che stiamo vedendo, o quasi, è frutto della tecnologia, gli scenari naturalistici sono magnifici e immersivi, gli effetti visivi da lasciare a bocca aperta, il 3D fluido e con una profondità delle dimensioni perfettamente bilanciata. Siamo su Pandora, letteralmente.
Guardando questo secondo Avatar si ha l'idea precisa di cosa si intende quando si parla di Cinema come arte visiva, lo spettacolo che Cameron ci mette d'avanti agli occhi è talmente sontuoso da far rimanere senza fiato, e alla fine delle più di tre ore di film, uscendo dalla sala, si ha l'impressione che il nostro mondo sia grigio e quasi meno reale di ciò che abbiamo visto sullo schermo. 

Non solo componente visiva, però, in questo sequel Cameron decide di ampliare anche la componente narrativa. Se la trama del primo film era molto semplice, quasi banale per certi versi, in questo secondo film si aggiunge un qualcosa in più. Nessuna complicazione nel plot o nell'intreccio, quanto invece una maggiore coralità nei personaggi: se in Avatar i protagonisti erano sostanzialmente Jake e Neytiri, ne La via dell'acqua anche i loro cinque figli assumono un ruolo centrale, con la palese intenzione da parte di Cameron di voler strutturare la saga come un affresco familiare a tutto tondo, con un probabile passaggio di testimone completo da una generazione all'altra nel corso dei 5 film previsti. 
A fronte di una prima parte che ripercorre un po' la struttura del primo film, dal secondo atto in poi, e soprattutto nel terzo, la narrazione si fa più articolata e ampia, con anche qualche trama aperta e non risolta per la successiva pellicola.
Anche le tematiche affrontate sono cambiate con i tempi, passando dal colonialismo che caratterizzava il primo, al cambiamento climatico che va a braccetto con riflessioni più intime sulla famiglia, sulle aspettative, sul trovare se stessi oltre ciò che famiglia e società vorrebbero per noi.


Un respiro più ampio, una narrazione corale e un ulteriore sguardo su Pandora fanno di Avatar: la via dell'acqua un sequel forse ancora più riuscito del suo predecessore. Sarà interessante capire se la maggiore attenzione posta nell'approfondimento dei personaggi potrà dare supporto al film una volta che la magia e l'incanto della sala e della tecnologia 3D verranno meno nella fruizione da casa e inevitabilmente si perderà gran parte di ciò che è questo film. Di sicuro siamo di fronte a un colossal come soltanto James Cameron è capace di farne.

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