lunedì 23 ottobre 2017

It - la recensione

A 27 anni dalla miniserie tv cult, torna, stavolta sul grande schermo, il capolavoro horror di Stephen King It.

Derry, 1988. Il piccolo Georgie esce a giocare sotto la pioggia quando la sua barchetta di carta finisce in uno scolo della fogna. Georgie si affaccia per vedere se può recuperarla ma nella fogna compare uno strano clown di nome Pennywise che ha la sua barchetta. Georgie si intrattiene a parlare con lui e poi... sparisce, sull'asfalto, nell'acqua, resta solo una striscia di sangue.
Passa un anno, 1989, a Derry non è scomparso solo Georgie ma tanti altri ragazzi. Nessuno sa perché i bambini spariscono e, peggio ancora, nessuno sembra interessarsene più di tanto. Solo Billy, convinto che Georgie possa ancora essere vivo, e i suoi amici ci pensano, si preoccupano, e a modo loro indagano. Billy, Richie, Eddie e Stanley, a cui si aggiungeranno Beverly, l'unica ragazza, Ben e Mike, sono il "club dei Perdenti", ragazzini vessati dai bulli che uniscono le forze. Tutti, uno per volta, cominceranno a vedere "It", entrando in contatto con il Male Assoluto che vive sotto la loro città.

Tra tutti i libri di Stephen King, It è senza ombra di dubbio uno dei più belli e affascinanti che abbia mai scritto. E' considerato il suo capolavoro ed è un'opera enorme, più di 1200 pagine in cui oltre alla storia principale lo scrittore racconta le vicende e le varie storie dei protagonisti, la città (Derry, la stessa di altri libri di King), e ci sono diverse digressioni, un'opera che non è solo un horror ma anche un vero e proprio libro di formazione.
Un libro difficilissimo da adattare, anzi si può dire che è praticamente impossibile riportare tutto in uno (o due) film, per questo motivo bisogna fare grandi complimenti al regista Andy Muschietti (La Madre) e agli sceneggiatori per il modo in cui sono riusciti ad adattarlo. Hanno avuto il coraggio di tagliare molte parti (senza aver paura dei "puristi"), cambiare alcuni aspetti della storia (es. lo spostamento temporale dagli anni '50 agli anni '80) e anche ad inventare da zero alcune scene, riuscendo però a non intaccare in nessun modo lo spirito del libro, lo spirito di King.

La parte più spaventosa della storia è ben fatta, il film regala ottimi momenti horror e la figura del clown Pennywise viene avvertita come una inquietante e pericolosa presenza malvagia che per tutto il film incombe sui giovani protagonisti. Altrettanto ben fatta è l'altra parte della storia, quella che vede al centro il "Club dei Perdenti", la loro amicizia, i loro problemi, tra famiglie assenti o dannose,i  bulli (cattivi quasi quanto Pennywise) e l'innocenza dell'età (esemplare la scena in cui Bev si unisce al gruppo suscitando grande imbarazzo nei maschi). Rispetto al libro la caratterizzazione dei personaggi è più superficiale, per mancanza di tempo, ma anche in questo caso lo spirito del libro di King non viene mai tradito.

Tecnicamente il film è ineccepibile, con una regia capace supportata da una bella fotografia e delle scenografie molto accurate e coinvolgenti. Buono anche l'uso degli effetti speciali, mai invasivi.
Ottimo il cast, e anche qui bisogna fare i complimenti a chi ha scelto gli attori. Bill Skarsgård è un ottimo Pennywise, è decisamente inquietante e da incubo, più che con le parole riesce a provocare brividi grazie a una grande presenza scenica. Perfetti i ragazzini protagonisti: Jaeden Lieberher, Wyatt Oleff, Jeremy Ray, Jack Dylan Grazer, Chosen Jacobs, Finn Wolfhard (Mike in Stranger Things) e Sophia Lillis (che spicca più di tutti, anche perché è l'unica ragazza). Se il "Club dei Perdenti" entra nel cuore dello spettatore è soprattutto grazie a questo gruppetto di giovani attori.

It è un horror ma non solo, è un film capace di abbracciare un pubblico più ampio dei soli fan delle pellicole d'orrore. Intrattiene, diverte, fa saltare sulla sedia ed emoziona. Farà venir voglia di leggere (o rileggere) il libro. Ora aspettiamo solo il secondo capitolo.

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