martedì 29 agosto 2017

Death Note - la recensione

Death Note, l'anime tratto dall'omonimo manga di Tsugumi Oba e Takeshi Obata, è a ragione considerato uno dei  capolavori dell'animazione giapponese. Si capisce quindi perché l'annuncio che Netflix ne avrebbe prodotto una versione live action sia stato accolto con grandi aspettative e grandi paure. Già dai primi casting sono scoppiate le polemiche, che non hanno fatto che aumentare una volta diffuso in rete il primo trailer.


L'idea di trasporre una storia iconica e densa di significati morali come quella di Death Note in una cornice totalmente diversa, sfruttando la differente concezione di giustizia e senso morale degli Stati Uniti rispetto al Giappone era estremamente interessante. Purtroppo Adam Wingard, regista del film, e gli autori (gli stessi di Fantastici 4), sembrano non solo non avere la minima conoscenza dell'opera originale, di cui viene stravolto totalmente messaggio e contenuto, ma non sembrano avere nemmeno le idee abbastanza chiare per discostarsi totalmente dalla fonte, continuando a inserire rimandi e citazioni che impediscono allo spettatore di non confrontare le due versioni. I personaggi principali, ad esempio, vogliono discostarsi dalle loro controparti animate ( L che diventa un ragazzo nero, il cognome Turner invece di Yagami, la Misa Amane che diviene Mia Sutton), ma allo stesso tempo si cerca di ripercorrere passo passo le scene chiave dell'anime, condensando un thriller psicologico dai risvolti soprannaturali e dalla durata di quasi 70 ore in circa 90 minuti, col risultato di ottenere un'accozzaglia maldestra di scene action, inseguimenti frenetici e momenti usciti direttamente da un teen drama.

La storia del geniale Light Yagami che entra in possesso di un Quaderno della Morte e lo usa per farsi Dio di un nuovo mondo, libero dalla malvagità e dalla violenza, diventa banalmente la storia d'amore fra due adolescenti uniti dal desiderio comune di farsi giustizia da soli, in una sequenza imbarazzante di azioni stupide e momenti senza capo ne coda, con un Nat Wolff tragicamente inadatto nel ruolo del protagonista. Anche il personaggio di L, che nella storia originale è il perfetto contrappunto alla fredda e calcolatrice mente criminale che è Light, non esce di certo meglio in questa trasposizione: Lakeith Stanfield fa quel che può, ma la scrittura schizofrenica lo riduce spesso e volentieri a una macchietta di cui il colore della pelle è davvero l'ultima delle preoccupazioni rispetto a quello che vediamo sullo schermo. L'unico a salvarsi davvero è il sempre magistrale Willem Dafoe, che presta voce e movenze a Ryuk, il Dio della Morte a cui apparteneva il Quaderno. La resa visiva è accattivante e a tratti spaventosa, riesce a nascondere i limiti di una CGI non perfetta sfruttando le ombre e uno screentime forse troppo limitato.


A livello tecnico il film non è tutto da buttare: Wingard è un regista capace e riesce anche a regalare alcuni movimenti di macchina interessanti, la fotografia cupa rende giustizia alla città di Seattle in cui si svolgono le vicende, ma non è minimamente sufficiente a nascondere una sceneggiatura a tratti imbarazzante (in particolare ci sono un paio di scene in cui ci si ferma a chiedersi se davvero abbiamo visto quello che abbiamo visto), personaggi irritanti e una colonna sonora che definire fuori luogo è poco.
Tutto ciò che si poteva sbagliare in questo film è stato sbagliato, manca assolutamente sia la componente psicologica che morale che hanno fatto grande l'opera originale, vorrebbe discostarsi totalmente dalla storia del manga e dell'anime ma allo stesso tempo continua a inserire citazioni e addirittura scene intere identiche a quelle animate, con il risultato che i fan si sentiranno insultati e lo spettatore casuale confuso.
Eppure il più grande, imperdonabile difetto di questa trasposizione di Death Note targata Netflix è che siamo di fronte a un film brutto a prescindere, pieno di buchi narrativi, personaggi scritti male, scene ridicole e pezzi pop inseriti a caso. 
L'unico vero pregio è che, nonostante il finale sia davvero terribile, bisogna pazientare solo 90 minuti.


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