giovedì 16 marzo 2017

Loving - la recensione

Richard Loving è un meccanico, un uomo molto chiuso, di poche parole e timido quasi fino all'eccesso. E' innamorato di Mildred e le chiede quindi di sposarlo, portandola a vivere in una casa costruita da lui stesso, in cui poter avere la famiglia che avevano sempre sognato. Ma Mildred è nera e in Virginia nel 1958 i matrimoni interrazziali sono un reato. I Loving sono perciò costretti ad accettare un esilio di 25 anni contro lo stato ma, grazie all'aiuto della Lega per i Diritti Civili, il loro caso arriverà fino alla Corte Suprema.

Il film, per la regia di Jeff Nichols, è stato presentato in anteprima al Festival di Cannes 2016 ed è arrivato persino agli Oscar con la nomination di Ruth Negga come miglior attrice protagonista, e non è difficile intravedere in questo gli strascichi delle polemiche dello scorso anno. Il carico di aspettative derivanti dalla presenza della pellicola fra i nominati fa molto male al film, che si trasforma da prodotto carino e dignitoso, di quelli che si possono guardare sul divano il lunedì sera senza troppo impegno, a un melò sui diritti umani che non riesce mai a decollare veramente, impantanato in una serie di forzature di sceneggiatura, dei "vorrei ma non ne ho il coraggio" in cui le vittime sono gli attori. Joel Edgerton, nel ruolo di Richard, ha un grande impatto inizialmente, ma presto la sua performance fin troppo tirata viene a noia e smette di convincere. Meglio fa Ruth Negga, anche se la nomination appare decisamente esagerata.

In alcuni momenti sembra che Nichols voglia ispirarsi a qualcosa di più alto, film come Amistad o Il Colore Viola, ma il problema fondamentale è che non si discosta mai da una narrazione piatta e melodrammatica, senza operare mai un confronto con la situazione attuale, pur richiamata molte volte: basti pensare alle principali accuse mosse contro i matrimoni misti, visti come sbagliati agli occhi di Dio e un problema per i bambini, incredibilmente simili a quanto in questi anni si dice delle unioni omosessuali, difficile che l'enfasi posta su queste questioni sia casuale, ma purtroppo non si va mai a fondo nel confronto.

Non è facile parlare di diritti civili senza scadere nella retorica, Jeff Nichols ci ha provato ma, non essendo Spielberg, più che essenziale il suo film ne esce fuori piatto. 

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