martedì 13 gennaio 2015

Paddington - la recensione

Dalle pagine della letteratura inglese per bambini al grande schermo. Dalle giungle del misterioso Perù alla piovosa Londra. Paddington arriva come un fulmine a ciel sereno ed entra nell'immaginario di tutto il mondo grazie alla splendida trasposizione cinematografica firmata da Paul King che, con grande maestria, riesce a far tornare bambino qualsiasi tipo di spettatore, anche il più cinico.

Quel che sorprende di questo adattamento è la profonda originalità nel mettere in scena una delle icone più affermate della letteratura inglese per bambini pur non risultando banale o peggio, scontato. Tutto è fiabesco, come ci insegnano i bambini "tutto è possibile", e allora perché indugiare davanti ad un orso parlante nel bel mezzo di una stazione londinese?! La forza di Paddington è questa: i limiti non esistono. Questo semplice concetto non viene imposto allo spettatore, non viene introdotto, bensì viene risvegliato.

Tecnicamente non è sicuramente perfetto, visto alcuni limiti (non di primaria importanza) nella computer grafica, aspetto comunque non primario nello svolgimento della storia. Tutti gli interpreti - da Hugh Bonneville, padre troppo apprensivo fino a Nicole Kidman, perfida curatrice del museo di storia naturale di Londra -, dal primo all'ultimo si mettono in gioco nel migliore dei modi attraverso gag e dialoghi brillanti. Perfino il doppiaggio italiano di Paddington ad opera di Francesco Mandelli non è degradante come in molti si aspettavano. Certo, nessun paragone con la voce originale di Ben Whishaw, ma comunque accontentiamoci per ora.

L'atmosfera british e l'immaginazione sconfinata fanno di Paddington uno dei migliori prodotti della cinematografia attuale, ricordando a tutti noi che anche da adulti è possibile tornare bambini.

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