mercoledì 14 gennaio 2015

[Oscar 2015] La Teoria del Tutto - la recensione

La Teoria del Tutto è un film biografico, diretto dal premio oscar James Marsh, che vede come protagonista Eddie Redmayne nei panni del fisico inglese Stephen Hawking e Felicity Jones in quelli di sua moglie Jane.

Non è la prima volta che un film affronta la difficile vita del famoso cosmologo, lo aveva già fatto con altre due pellicole entrambe chiamate Hawking, una del 2004 prodotta dalla BBC con Benedict Cumberbatch nel ruolo del protagonista, e un'altra del 2013 pressochè sconosciuta.
La Teoria del Tutto però si discosta significativamente dai suoi predecessori e si concentra maggiormente su quella che è la vita provata di Stephen Hawking, in particolare il rapporto con sua moglie Jane, fatto di momenti difficili ma anche di molte gioie nonostante l'ingombrante presenza di una malattia invalidante come la sua.
A fare le spese di questa diversa prospettiva è soprattutto la parte scientifica e il lavoro rivoluzionario di Hawking come fisico, approcciato in maniera spesso superficiale e mai del tutto efficace, fino a essere poi praticamente escluso dalla trama, che va sempre più a mettere in risalto l'emotività e il grande amore che lega i due personaggi.
Ma se il film funziona è soprattutto grazie ad un grandioso Eddie Redmayne, in quella che è a tutti gli effetti la performance di una vita. L'attore inglese dona anima e corpo in un'interpretazione difficilissima, recitando per quasi tutto il film solo con gli occhi e l'espressività del viso, aiutato anche da una regia sempre impeccabile nei primi piani e uno stile particolare di ripresa che ricorda spesso un filmato amatoriale.
Ottima anche la Jones, anche se è inevitabilmente oscurata da Redmyne, vero protagonista del film.
Un plauso va anche alla colonna sonora, splendida ed evocativa sia nei momenti più drammatici che in quelli maggiormente intimi, mai soverchiante ma nemmeno nascosta.

La Teoria del Tutto non è un film perfetto, nè un capolavoro, ma sa emozionare come pochi altri film hanno fatto senza però cercare la lacrima facile, solo con il fascino che la figura di Stephen Hawking riesce ad emanare e a un protagonista in stato di grazia.

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