Un film molto rischioso ma le sfide piacciono molto ad Abel Ferrara, regista sempre controverso. Il film ha diviso molto alla proiezione stampa, è stato accolto tra fischi e applausi.
Protagonista un bravo Willem Dafoe, nel cast anche Ninetto Davoli, Valerio Mastandrea, Riccardo Scamarcio e Maria de Medeiros.
"Sono cresciuto vedendo i suoi film e certo lui non è cresciuto vedendo i miei", ha dichiarato Ferrara in conferenza stampa rispondendo a chi gli chiedeva un confronto fra i suoi film e quelli di Pasolini, "Io sono buddista e il mio insegnamento è che bisogna imparare dai propri maestri. Io ho assorbito il suo lavoro e facendo questo film, incontrando le persone che lo hanno amato e conosciuto, e dirigendo Ninetto, mi sono avvicinato al mio maestro [...] Pasolini mi permette di riflettere su cosa vuol dire scandalizzare. Cresciuto col fascismo e omosessuale, non aveva paura di nulla. Aveva la forza delle sue convinzioni esattamente come i miei nonni".
Il momento della morte di Pasolini, quella "maledetta notte", come la chiama Ninetto Davoli, è ovviamente un momento centrale del film. Quando finirono le riprese, Ferrara disse di sapere chi ha ucciso Pasolini e che avrebbe fatto il nome, oggi il regista ha fatto marcia indietro. "Non ho mai detto di sapere cosa c'è dietro omicidio di Pier Paolo Pasolini, sono stato frainteso dai giornalisti", ha spiegato il regista, "Lo scopo del film non è parlare di questo, ma del suo lavoro, della sua poesia, della sua passione e della sua compassione. Nella sua morte si riflette la sua vita. Certo che era scomodo, quasi ogni giorno finiva in tribunale, ebbe moltissime denunce".
Se il film non ha convinto, anzi, ha diviso moltissimo la critica, unanimi sono i complimenti all'interpretazione di Willem Dafoe. "Non ho fatto un lavoro di imitazione ma neanche di interpretazione", ha spiegato Dafoe, "ho cercato di abitare la sua vita e di incarnare le sue azioni e le sue riflessioni in quelle ultime ore provando sentimenti forti e complessi. [...] La prima volta che "incontrai" Pasolini fu durante la realizzazione de 'L'ultima tentazione di Cristo'. Martin Scorsese mi chiese una cosa, molto specifica: per prepararmi al ruolo avrei dovuto vedere 'Il Vangelo secondo Matteo' di Pier Paolo". Per entrare nel personaggio l'attore si è avvalso anche dei consigli di Ninetto Davoli, che Pasolini lo conosceva molto bene. "Willem è impressionate. In alcuni momenti pensavo di vedere Pier Paolo", ha dichiarato Davoli, "Gli ho spiegato la realtà del tempo, certe espressioni dell'epoca, com'era Pier Paolo, i suoi movimenti tipici, il suo modo di essere". L'attore italiano, parlando del suo amico Pasolini e di quella "maledetta notte", ha poi aggiunto: "Pier Paolo è sempre stato nel mirino dei critici e anche della giustizia, ha avuto 32 o 33 denunce, persino per aver parcheggiato male la macchina. Ma lui non se ne curava, non si è mai fermato di fronte a nessun ostacolo, ha sempre seguito le sue idee. Diceva la verità e la gente restava sconvolta. Non è vero che sia andato a cercarsi in qualche modo la morte o che l’abbia presagita. Era un uomo allegro, gli piaceva la vita. Io e mia moglie lo incontrammo la sera del 2 novembre, a cena da Pommidoro, parlammo di un nuovo progetto mio che doveva leggere. Aveva tante altre cose da raccontare che non ha fatto in tempo a realizzare... Noi tutti, dopo la sua morte, siamo stati catturati dal sistema consumistico, che ha portato l’Italia a diventare com'è ora. Pier Paolo è rimasto vittima del mondo che descriveva, un mondo violento, assurdo, in cui le persone hanno perso il valore vero della vita. Ma se non moriva avrebbe continuato a fare i suoi film, anche ora, fregandosene del politically correct".
Piccola polemica "tecnica" sull'uso della lingua. Il film è girato in gran parte in inglese, nelle scene in strada Dafoe invece parla italiano, mentre i ragazzi parlano tutti romano. "Abbiamo girato tutto il film sia in italiano che in inglese, ma nelle scene in cui Willem non si sentiva abbastanza forte con la vostra lingua abbiamo tenuto la versione inglese", ha spiegato Ferrara, "questo film oltre a essere un omaggio a Pier Paolo Pasolini è un omaggio alla lingua italiana e all'Italia che è il mio paese, quello di mio nonno e quello dove io vivo. Come Willem, sono americano, non parlo italiano anche se vivo a Roma: le cose che dice le avremmo potute esprimere solo nella nostra lingua, mentre il romanesco dei ragazzi di vita è una scelta artistica e creativa".
Il film arriverà in sala il 25 settembre.
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Il film racconta un dramma familiare e pone una domanda ben precisa: cosa fareste se i vostri figli commettessero un omicidio?
"Il libro di Herman Koch mi ha messo di fronte a una semplice domanda: che cosa fai se una bravata di tuo figlio si trasforma in un crimine, in un dramma? Una domanda tutto sommato semplice, ma la risposta è complicata. E mi auguro di non doverla mai dare", ha raccontato il regista. "Anche io da ragazzino ho fatto qualche sciocchezza, magari per scalare qualche gerarchia adolescenziale", ha continuato De Matteo, "Riconosco che nel film i due personaggi di Jacopo e Rosabell possano risultare sgradevoli, a prescindere dall'atto che commettono, questo perché credo che ognuno sia, soprattutto a quell'età, il frutto di chi c'era prima di noi. Quello che m'interessava davvero, però, era costruire l'umanità dei personaggi dei genitori, che rimangono ghiacciati da quella notizia: c'è quello che hanno vissuto prima dell'atto, poi c'è l'atto stesso e poi c'è la decisione da prendere. E' giusto o meno denunciare? La giustizia è giusta?".
"Io come Ivano sono genitore, mio figlio di 16 anni è totalmente felice solo quando c’è il wifi: la sua realtà come quella dei suoi coetanei è totalmente mescolata alla finzione, ed è fatalmente filtrata dalla tecnologia", ha raccontato Alessandro Gassman che poi si è detto "orgoglioso di aver interpretato un personaggio che non avevo mai fatto". Stesso pensiero per Luigi Lo Cascio: "Se dovessimo interpretare solo le cose che ci somigliano saremmo condannati a interpretare solo noi stessi. L'attore deve avere capacità mimetica, facendo uno sforzo di sconfinamento. L'attore non può non amare il proprio personaggio mettendosi sempre in discussione: un film deve essere sempre un'esperienza estrema. Condizione in cui per il personaggio si aprono spazi di crisi".
Personaggi complessi e sfaccettati quelli dei quattro genitori, come ad esempio il personaggio di Clara, interpretato da Giovanna Mezzogiorno, che torna al cinema dopo un periodo di pausa. "Clara è una donna difficile da giudicare. E' una madre molto apprensiva nei confronti di questo figlio, che approccia sempre con un atteggiamento timoroso perché lo vede chiuso, trattandolo in maniera quasi reverenziale", ha spiegato l'attrice, "Questa apprensione si trasforma poi in ferocia, quando è disposta a tutto per proteggerlo. E' un personaggio profondamente sbilanciato, ma chi può dire cosa si farebbe in una situazione del genere? Sono convinta che nella vita, in generale, non si cambia: quando accade qualcosa di estremo si apre una porta e viene fuori qualcosa che già c'era, qualcosa che magari ignoravamo di avere, ma che era già lì".
Il film, accolto piuttosto bene dalla critica e dal pubblico di Venezia, uscirà il 5 settembre.
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Presentato infine Fuori Concorso la dark comedy di Joe Dante, 'Burying the Ex', con Anton Yelchin, Ashley Green e Alexandra Daddario.
Tratto da un cortometraggio di Alan Trezza, il film racconta di Max (Yelchin) e Evelyn (Green) che decidono di fare il grande passo e andare a convivere. Max scoprirà poi che Evelyn in realtà è un po' psicopatica e la sua improvvisa morte sarà una specie di liberazione per lui. Max si rifà una vita con Olivia (Daddario) ma non può immaginare che Evelyn tornerà a perseguitarlo come zombie.
Un po' zombie movie e un po' commedia dark, senza dimenticare un tocco di horror, 'Burying the Ex' non è un film perfetto ma è una piccola parentesi di genere fra film d'autore o "da festival".
Alla regia un maestro come Joe Dante, che nel film ha citato e omaggiato diversi film italiani. "Non vi meravigliate, Mario Bava è il mio maestro", ha commentato il regista.
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