Dopo il successo di 'Precious', Lee Daniels questa volta racconta la storia del maggiordomo della Casa Bianca in 'The Butler'.
Il piccolo Cecil Gaines vive in una piantagione di cotone nel sud degli Stati Uniti fino a che il padre non viene ucciso a sangue freddo dal padrone. Preso a lavorare in casa impara il mestiere di domestico, lavoro che lo porterà prima a servire in un albergo di lusso e poi direttamente a Washington per lavorare come maggiordomo della Casa Bianca. Uomo mite e riservato, vedrà passare nella Sala Ovale ben sette presidenti, assisterà al cambiamento del paese, le leggi razziali, la violenza, le rivolte, il Vietnam, poi gli scandali, gli omicidi, fino all'elezione di Obama.
Non facile il lavoro di Lee Daniels, l'intento era quello di racchiudere e raccontare quasi 60 anni di storia americana in due ore attraverso un personaggio realmente esistito, Eugene Allen, maggiordomo alla casa bianca per 30 anni, un'impresa quasi "alla Forrest Gump". Si parte dalla schiavitù e dai campi di cotone per arrivare all'elezione del primo presidente afroamericano della storia, e nel tragitto vediamo susseguirsi presidenti di grandissima importanza, come Kennedy, Johnson, Nixon, fino a Reagan. In più si aggiungono le vicende private del protagonista, i problemi della famiglia, l'assenza da casa mal vista dalla moglie, i figli, in particolare il maggiore che si unisce alla resistenza che lotta per i diritti degli afroamericani fino a diventare un estremista. Tutto questo in due ore. Per raccontare questa densa storia, Lee Daniels ha chiamato un esercito di attori e attrici: Robin Williams, James Marsden, John Cusack, Alan Rickman, Liev Schreiber, Minka Kelly e Jane Fonda, per quanto riguarda presidenti e mogli, e Terrence Howard, Alex Pettyfer, Cuba Gooding Jr., Vanessa Redgrave, Mariah Carey, David Oyelowo, Lenny Kravitz e Oprah Winfrey per la parte privata che riguarda l'infanzia e la famiglia. Su tutti Forrest Whitaker come protagonista, sempre adatto al ruolo e dignitoso nella sua interpretazione, un ottimo attore qui però sprecato dal regista.
Gli ingredienti per un buon film ci sono tutti, l'interessante storia di un uomo semplice che attraversa la Storia, con la S maiuscola, e un grande cast a supportarla. Allora dov'è il problema? semplice, Lee Daniels ha voluto mettere talmente tante cose tutte insieme che si è dimenticato quella più importante: una sceneggiatura. L'inizio del film sembra promettente ma a lungo andare 'The Butler' si trasforma in una sfilata, una carrellata troppo veloce di eventi e attori. Non si approfondisce nulla, il rapporto con i vari presidenti viene sempre liquidato con un paio di scambi di battute e via, subito si passa ad un altro presidente. JFK e l'impatto del suo assassinio avrebbe sicuramente meritato più spazio, così come Nixon, addirittura Johnson, relegato a una macchietta avrebbe meritato maggiore considerazione. Questa velocità fa perdere valore non solo al film e ai personaggi ma anche alla copiosa partecipazione di tutti quegli attori. Che senso ha chiamare Vanessa Redgrave o Jane Fonda se sullo schermo devono comparire per 5 minuti e due battute ciascuno? Lo puoi fare con un paio di attori ma non con una decina. Altro problema della storia, di come Lee Daniels ce la propone, è che non c'è un minimo di approfondimento storico, eppure è proprio la Storia del paese quella che si vuole raccontare attraverso questo mite maggiordomo. La questione della schiavitù viene liquidata con "il padrone bianco cattivissimo e spietato", va bene, era quasi sempre così dopotutto, e le leggi razziali sono un "quanto sono cattivi e violenti i bianchi", sì, va bene, ma non tutti erano così, ci sono stati anche quelli che si sono opposti, e quindi per correggere il tiro si inserisce un solo bianco che protesta dalla parte degli afroamericani, un po' poco forse. Lee Daniels dà una spiegazione molto sbrigativa delle leggi razziali, del periodo storico, dei buoni e dei cattivi, di come le persone e i presidenti, soprattutto visto che erano al centro del film, hanno cercato o no di cambiare le cose, quel poco che spiega lo fa in modo abbastanza retorico e superficiale, non giustificabile con la voglia di analizzare anche la vita privata del protagonista visto che anche quella non viene approfondita abbastanza. Non c'è equilibrio in 'The Butler', l'intento del film si perde, la voglia di raccontare la storia di un uomo che ha visto e vissuto da vicino sette presidenti degli Stati Uniti affrontando un periodo cruciale per il paese naufraga a metà film.
Per chiarezza, 'The Butler' non è un film orribile, è un film che si può tranquillamente vedere in tv, seduti comodamente sul divano, non annoia, scorre abbastanza e ha un ottimo protagonista, ma è un film che non lascia molto, se non la sensazione che Lee Daniels abbia buttato un po' via una storia che poteva essere molto interessante e un cast importante che andava sfruttato meglio, che si sia incartato da solo cercando di fare "lo Spike Lee" (e non in senso positivo). A differenza di 'Precious', in cui ha riversato addosso allo spettatore un mondo di "indesiderabili", brutto, drammatico e doloroso, qui sembra che Daniels abbia cercato in tutti i modi di far piacere il protagonista. Un peccato, il risultato è un film a metà.
mercoledì 15 gennaio 2014
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