venerdì 2 marzo 2018

Il Filo Nascosto - la recensione

Dopo le atmosfere al neon di Vizio di Forma, Paul Thomas Anderson ritorna a un tipo di cinema più compassato e raffinato, e soprattutto ritorna a lavorare con Daniel Day Lewis, dopo i fasti de Il Petroliere, per quella che sembrerebbe essere la performance finale del grande attore inglese.

All'interno di una casa in stile georgiano (protagonista del film quanto e forse più dei personaggi) lo stilista Reynolds Woodcock vive come intrappolato all'interno delle sue manie, della sua ricerca della perfezione a tutti i costi e di un rapporto ambiguo con sua sorella. La conoscenza di Alma (Vicky Krieps), cameriera che ben presto diventa la sua musa, sembra scuoterlo, apparentemente o forse nel profondo, e i due instaurano una relazione morbosa e malsana.


Con una regia simmetrica e raffinata, molto Kubrickiana, Anderson costruisce il ritratto di due personalità, Reynolds e Alma, in un certo senso complementari ma ugualmente disturbate, una storia d'amore che si muove sul filo sottile del ricatto psicologico da entrambe le parti.
Daniel Day Lewis è straordinario, si perde completamente in questo personaggio sgradevole, perfezionista, ma che racchiude una serie di traumi e debolezze infantili che emergono prepotentemente in alcuni momenti del film. E' innegabile che gran parte del fascino de Il Filo Nascosto è racchiuso nel personaggio di Reynolds, proprio grazie all'interpretazione magistrale di un attore che può essere definito senza timore il miglior attore vivente e uno dei più grandi di sempre. Sperare che ci ripensi a proposito del suo ritiro dalle scene dopo averlo visto in questa splendida forma viene naturale.

Sicuramente Il Filo Nascosto non è un film facile, il ritmo è compassato, lento, per alcuni potrebbe risultare noioso e forse solo uno sfoggio di splendidi abiti (i costumi meravigliosi di Mark Bridges), ma in realtà tutto è al servizio dell'introspezione psicologica dei personaggi, soprattutto in vista del finale che è la summa di quanto detto nelle due ore precedenti, e una visione delle figure femminili e dei rapporti che può avere più interpretazioni ma che innegabilmente lascia il segno, tanto che è impossibile non ritornare sul film e in particolare sul finale anche dopo molti giorni.


Con un'eleganza e una raffinatezza fuori dal comune, Paul Thomas Anderson racconta una storia che è allo stesso tempo una storia d'amore e un duello di ossessioni fra due personalità morbose, una storia di rivalsa e affermazione, ma anche una storia di come la ricerca costante di perfezione artistica possa portare a sprofondare sempre di più in se stessi. 
Con un Daniel Day Lewis che, se mai ce ne fosse bisogno, dimostra la sua incontrovertibile grandezza interpretativa.

0 commenti:

Posta un commento