Nella quarta giornata arriva, nella sezione Orizzonti, il terzo film italiano del Festival, 'Senza Nessuna Pietà', in Concorso invece il film francese '3 Coeurs', ma in particolare è stata la giornata del grande Al Pacino.
Una specie di Al Pacino Day. L'attore americano ha catalizzato l'attenzione di tutti ma soprattutto ha presentato ben due film: 'Manglehorn' di David Gordon Green (Concorso), e 'The Humbling' di Barry Levinson (Fuori Concorso).
In 'Manglehorn', Pacino è Angelo, un fabbro depresso, pieno di rimpianti che soffre ancora a causa dell'amore non corrisposto da parte della donna della sua vita.
"Cerco di essere tenero nel film, è la natura del mio personaggio e la direzione in cui mi ha portato David, che ha avuto l’idea di farmi giocare spesso con un gatto, il che mi ha aiutato molto", ha raccontato l'attore durante la conferenza stampa, "la presenza del micio era prevista dalla sceneggiatura e credo che sia stato un elemento fondamentale, ha contribuito a dare al mio personaggio una certa tenerezza. Io tra l’altro amo gli animali, e forse questo si è percepito nel mio modo di recitare. Nel film poi sono molto affettuoso nei confronti di mia nipote, ma quello che gli succede è l’incapacità di smettere di vivere il passato che ritorna sotto forma delle lettere inviate alla donna amata e rimandate al mittente". Il regista, David Gordon Green, si è detto - ovviamente - onorato di aver lavorato con una mostro sacro come Pacino. "Al Pacino è per noi quello che è stato Marlon Brando per la sua generazione", ha detto il regista, "Lo vedevo nel mio film attraverso i sottili gesti che poi in 'Manglehorn' riflettono la sua umanità. Del resto la sua interpretazione ne 'Lo spaventapasseri' è stata molto importante per me, quando studiavo per fare questo mestiere. Così mi sono chiesto: qual è la parte di lui che posso utilizzare per un film legato ai sentimenti?".
Il protagonista del film, Angelo, è una persona depressa, aspetto in comune con il ruolo che Pacino ha nell'altro film presentato a Venezia Fuori Concorso. Al Pacino ci ha scherzato su anche se poi, più seriamente, ha ammesso di aver sfiorato la depressione in passato. "Io non sono mai stato depresso a questi livelli", ha dichiarato l'attore, "E non so dire se oggi, rispetto a quando io ho iniziato a fare cinema, si facciano progetti più "deprimenti". Immagino che Michael Corleone nel 'Padrino - parte 2' lo si possa definire depresso! È vero che Angelo è un uomo che vive in un ambiente molto chiuso, quasi in isolamento, ma non ha perso la sua attitudine e apertura verso gli altri. Anzi, li cerca".
Diverse citazioni in 'Manglehorn', tutte volute dal regista, compreso un finale che ricorda 'Blow-Up'. "Non è l’unica citazione all’interno del film", ha detto il regista, "Ci sono molti riferimenti ad altri film, che hanno ispirato lo sceneggiatore e sembravano adattarsi bene al nostro". Compresa una battuta che riporta a 'Scarface', la "The World is Yours" che Angelo pronuncia uscendo da una banca. "Davvero?", ha risposto sorpreso Al Pacino a chi glielo ha fatto notare, "Giuro che non me ne ero reso conto e me lo state dicendo voi ora".
Piccola parentesi sul prossimo film di David Gordon Green, che durante la conferenza stampa ha dichiarato: "Il prossimo mese inizierò a girare in Bolivia 'Our Brand is Crisis', con Sandra Bullock protagonista e George Clooney in qualità di produttore. Dopo tanti film maschili sentivo il bisogno di mettere al centro le donne".
Al Pacino ha parlato anche dell'altro film presentato a Venezia (Fuori Concorso), 'The Humbling' di Barry Levinson, che lo vede protagonista nei panni di un attore teatrale depresso - di nuovo - che non riesce più a recitare.
Un film girato in pochissimo tempo, come ha raccontato l'attore. "Non più di venti giorni e anche piuttosto frammentati", ha dichiarato Pacino, "Eravamo entrambi impegnati su altri fronti per cui era un continuo "ci vediamo oggi, poi il 6, poi tra due settimane". Ma è stato stimolante proprio per questo, abbiamo avuto il tempo di preparare il film molto bene, per cui alla fine non ti serve troppo tempo per le riprese. Eravamo tutti piuttosto rilassati".
A chiudere un commento sulla Hollywood di oggi, vista da una leggenda come Al Pacino. "Non ho mai saputo bene che cosa sia o sia stato. Se non sbaglio, si trova in California, giusto? Anzi, mi sembra così strano che io ne stia parlando!", ha scherzato l'attore, "Credo che non ci sia più lo spirito dei fondatori, negli anni è molto cambiata, ma perché l’economia e la vita sono cambiate. Loro si possono permettere di fare film diversi dai nostri. Tra l’altro sfornano anche cose fantastiche! Ho appena accompagnato i miei figli più piccoli al cinema a vedere 'I Guardiani della Galassia' e trovo che abbia una grande inventiva, intrattenimento puro, su cui non si discute. Ma io sono felice che ci siano al mondo registi come David Gordon Green, Barry Levinson e Martin Scorsese che si dedicano a un altro tipo di cinema".
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Presentato in Concorso anche il film francese '3 Coeurs' di Benoît Jacquot. Protagoniste del film Catherine Deneuve, Chiara Mastroianni (come tutti sanno, figlia della Deneuve) e Charlotte Gainsbourg.
In una cittadina di provincia, Marc (Benoît Poelvoorde) incontra Sylvie (Gainsbourg) dopo aver perso il treno per Parigi. Vagano per le strade fino al mattino, parlando di tutto tranne che di se stessi. Quando finalmente Mark prende il treno, dà a Sylvie un appuntamento a Parigi. Sylvie andrà a quell'appuntamento, Marc invece no. Quando Marc si metterà alla ricerca di Sylvie incontrerà un'altra donna, Sophie (Mastroianni), che, casualmente, è la sorella di Sophie.
"Volevo trattare questa love story come un film di suspense, desideravo fare un film vicino alla tradizione del melodramma americano", ha spiegato il regista che ha poi risposto in modo un po' polemico ai giornalisti (italiani) che hanno sottolineato come la storia abbia degli aspetti un po' inverosimili: "A me sembra che gli italiani abbiano un sentimento molto pronunciato del tradimento. Credo che il film parlerà a tutti coloro che lo vorranno vedere e ascoltare". Jacquot non apprezza nemmeno chi analizza i sentimenti. "Non credo ci si innamori riflettendo, accade e basta. Forse italiani e australiani lo fanno diversamente?", ha risposto il regista. Decisamente più tranquille le tre attrici protagoniste, che nel film sono una famiglia, aspetto che per Chiara Mastroianni e Catherine Deneuve, madre e figlia, non è stato difficile affrontare. "La relazione con mia figlia però è molto personale", ha detto la Deneuve, "e un film non la ricrea ma può solo aiutarci a capirla di più". Un lavoro diverso ha dovuto fare Charlotte Gainsbourg: "Ovviamente non avevo quel tipo di intimità che avevano loro, avrei voluto fare più prove. Ma Jacquot non era d'accordo. L'intimità però è arrivata lo stesso durante la lavorazione".
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Nella sezione Orizzonti invece è stato presentato il terzo film italiano in Concorso, il noir 'Senza Nessuna Pietà' di Michele Alhaique. Nel cast Pierfrancesco Favino (anche produttore), Adriano Giannini, Greta Scarano e Ninetto Davoli.
Mimmo (Favino) è un muratore ma è costretto anche a recuperare crediti, con le cattive, per conto del signor Santili, suo zio e suo datore di lavoro. Mimmo vive in un mondo dove se vuoi tirare a campare senza problemi devi rispettare i ruoli e le regole. Tutto cambia quando conosce Tania, una bella ragazza che il suo migliore amico ha "rimediato" come intrattenimento il figlio di Santili. A causa di un imprevisto, i due sono costretti a passare la notte insieme, una notte in cui scopriranno di essere dalla voglia di fuggire al loro destino. Dovranno fare i conti però con la loro vecchia vita.
'Senza Nessuna Pietà' si è ritrovato in mezzo all'"Al Pacino Day" e Favino ci ha subito scherzato su: "Mi sembra di essere il companatico di un panino, visto che presentiamo il nostro film tra le sue due affollatissime conferenze stampa. Spero tuttavia di avere l’occasione di sfiorarlo!". L'attore con questo film, di cui è protagonista, debutta anche come produttore: "All'origine non c’è il fatto che il mestiere mi vada stretto, c'è semmai il desiderio di rimboccarsi le maniche, la responsabilità di fare sistema con forze diverse per il cinema nazionale, di portare nuova linfa". Per il film l'attore ha subito una evidente trasformazione fisica. "Per fare Mimmo ho preso 20 chili", ha raccontato l'attore, "Serviva quel tipo di fisicità, non avrei mai potuto pensare cosa volesse dire essere un uomo di 100 chili se non lo fossi stato. Non avrei mai potuto arrivare a capire un uomo vessato per la sua mole ma apprezzato per le sue qualità". Il film è ambientato nelle preiferie di una Roma notturna, una scelta ben precisa del regista, l'attore Michele Alhaique. "Potrebbe essere qualsiasi altra metropoli che con la sua grande periferia schiaccia e imprigiona i personaggi, a cominciare dal protagonista", ha detto in conferenza stampa, "Mi hanno sempre interessato le storie di persone legate alla quotidianità, che vivono però, come nel caso di Mimmo, sentimenti potenti e universali". Una regia fatta di tanti primi piani e la camera a mano che segue gli attori sulla scena. "Volevo che sul set gli attori si sentissero il più liberi possibile", ha detto Alhaique, "che completassero i loro personaggi sentendosi anche autori del film".
sabato 30 agosto 2014
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