mercoledì 16 gennaio 2013

Zero Dark Thirty: Kathryn Bigelow difende il suo film dalle accuse

Che 'Zero Dark Thirty' sarebbe stato un titolo sui cui si sarebbe chiacchierato molto si era capito subito, addirittura da prima dell'inizio delle riprese. Una volta uscito, il film ha ricevuto critiche entusiastiche e in maniera unanime da parte di tutta la critica ma si è tirato dietro una serie di polemiche più politiche che cinematografiche, critiche strumentali che sorvolano su un fatto essenziale, per quanto si parli di fatti molto importanti, e molto recenti, si tratta sempre di un film.

La prima accusa è stata quella di essere un film troppo pro-Obama, ma il film è uscito dopo le elezioni quindi non ha influito minimamente sulle elezioni, - critica all'inizio mossa anche contro 'Lincoln' di Spielberg - poi alcuni esponenti del partito Repubblicano hanno accusato la Casa Bianca di aver fornito materiale top secret allo staff del film per scrivere la sceneggiatura, non ci sono però prove al riguardo, e infine l'ultima, la più pesante, abbattutasi sul film proprio prima delle nomination agli Oscar, in un articolo apparso sul Guardian, Kathryn Bigelow viene accusata di sostenere e sponsorizzare la tortura come mezzo per ottenere informazioni dai prigionieri. La produzione del film ha negato fortemente ma c'è chi dice che quest'ultima accusa abbia frenato la corsa del film verso gli Oscar. 'Zero Dark Thirty' infatti era uno dei titoli più "forti" per la corsa all'Oscar ma, a sorpresa, ha ricevuto "solo" 5 nomination, meno di quante ci si aspettava.

Ora, dopo la vittoria del Golden Globe per la migliore attrice in un film drammatico, andato a Jessica Chastain, Kathryn Bigelow ha deciso di rispondere alle accuse con una lettera al Los Angeles Times.

"Per molto tempo, parliamo di diversi anni, ho pensato che non sarei mai riuscita a fare il film che è diventato Zero Dark Thirty. L'obiettivo, fare un film moderno e rigoroso sull'antiterrorismo incentrato su una delle missioni più importanti e segrete della storia americana, era eccitante: valeva la pena, o almeno mi sembrava. Ma c'erano troppi ostacoli, troppi segreti, troppe posizioni "facili". In qualche modo, comunque, grazie alla grande tenacia del mio team e da una enorme dose di fortuna, siamo riusciti a fare il film e abbiamo trovato dei partner nello studio system con il coraggio di distribuirlo. 
Poi sono arrivate le polemiche.

Ora che è uscito nei cinema di tutta la nazione, in molti mi hanno chiesto se le polemiche che sono esplose quando ancora era distribuito in una manciata di cinema mi hanno sorpreso.

Primo: supporto il diritto di ogni americano, sancito dal primo emendamento, di creare lavori artistici e la libertà di pensiero e parola senza interferenze o minacce da parte del governo. Come pacifista sostengo ogni protesta contro l'uso della tortura e il trattamento disumano di qualsiasi genere. In effetti mi chiedo se alcuni dei sentimenti espressi contro il film non andrebbero forse indirizzati a chi ha istituito e ordinato queste politiche, piuttosto che contro una pellicola che porta questa storia sullo schermo.

Chi tra noi lavora nelle arti sa bene che la raffigurazione non significa sostegno ed endorsement. Se lo fosse, nessun artista potrebbe dipingere pratiche inumane, nessuno scrittore potrebbe scriverne, nessun regista potrebbe parlare di questioni spinose di attualità. Confondere la raffigurazione con l'endorsement è il primo passo verso lo schiacciare le capacità e il diritto degli artisti americani di gettare una luce su situazioni oscure, soprattutto quando tali situazioni sono avvolte da veli di segretezza e offuscamento da parte del governo.

Sul piano pratico e politico, mi sembra illogico oppormi alla tortura ignorando o addirittura negando il suo utilizzo nelle politiche e pratiche dell'anti-terrorismo attuate in America.

Gli esperti sono in netto disaccordo sui fatti e sui dettagli della caccia a Bin Laden da parte dei servizi segreti, e senza dubbio questo dibattito continuerà. Per quanto riguarda ciò che credo, che è stato oggetto di critiche, accuse e speculazioni, io credo che Osama bin Laden sia stato trovato grazie all'ingegnoso lavoro di indagine. La tortura è stata, comunque, per quello che ne sappiamo, utilizzata nei primi anni della caccia. Questo non significa che sia stata fondamentale nel trovare Bin Laden. Si tratta però di una parte di questa storia che non potevamo ignorare. La guerra, ovviamente, non è bella, e non ci interessava dipingere quest'azione militare come scevra da conseguenze morali.

Forti di questo spirito, non avremmo mai dimenticato le migliaia di vite innocenti perse negli attacchi dell'11 settembre 2001 e nei successivi attacchi terroristici. Non avremmo mai dimenticato il lavoro coraggioso di quei professionisti dell'esercito e dei servizi segreti che hanno pagato il prezzo ultimo cercando di combattere una minaccia letale alla sicurezza della nazione. Bin Laden non è stato sconfitto da supereroi che sono piovuti dal cielo, è stato sconfitto da americani ordinari che hanno combattuto eroicamente anche se a volte hanno oltrepassato alcuni confini morali; che hanno lavorato molto e con dedizione, che hanno dato tutti loro stessi sia nella vittoria che nella sconfitta, sia nella vita che nella morte, per la difesa del paese."

Il film è uscito il larga scala, dopo aver avuto una distribuzione limitata ad alcune sala, ed è subito balzato in testa al box office. Chi voleva affossarlo ha ottenuto forse l'effetto contrario.
'Zero Dark Thirty' uscirà in Italia il 7 febbraio.



Frra



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