Siete pronti a tornare nella Terra di Mezzo?
Quale modo migliore per prepararsi a questo evento se non ricordando un po' i vecchi tempi? La trilogia de 'Il Signore degli Anelli' è stato uno dei più grandi successi di sempre, con milioni di dollari d'incasso, diciassette Oscar e una schiera di appassionati prossimi, più che al fanatismo, al culto vero e proprio... insomma, insultali pure, se vuoi, ma Tolkien non si tocca!
Probabilmente lo stesso Peter Jackson sarebbe d'accordo, lui che è prima di tutto fan dei romanzi e poi regista dei film e questo si può ben vedere dalla cura con cui ogni dettaglio, ogni cultura e ogni popolo della Terra di Mezzo è stata ricostruita.
Ma di cosa parla, in effetti, Il Signore degli Anelli?
Tre anelli ai re degli elfi...
Ok, devo ammetterlo, all'inizio si rimane un po' spiazzati: mille nomi, avvenimenti, guerre ed eroi e siamo solo al prologo! Ma era inevitabile e Peter Jackson è stato molto bravo nel riassumere ciò che lo stesso Gandalf lascia più al non detto; il regista è conciso, ma al contempo non tralascia nulla. Anche visivamente è splendido, regalando visioni di immensi eserciti in marcia, cupi campi di battaglia e la spaventosa figura di Sauron contrapposta al viso stanco di Isildur.
Finchè non si arriva a Gollum e al ritrovamento dell'Anello da parte di un piccolo hobbit: Bilbo Baggins, della Contea.
Nove compagni... e sia! Voi sarete la Compagnia dell'Anello
Il primo film ha il difficile compito di introdurre lo spettatore neofita nelle atmosfere e nei luoghi della Terra di Mezzo e al contempo deve accontentare i tolkeniani più incalliti, ognuno con la propria idea di come dovrebbe essere il perfetto Aragorn, di come si presentino le sopracciglia cespugliose di Gandalf o di quanto sia alto Frodo.
La missione è compiuta ed il film riesce benissimo in tutto, il senso di smarrimento iniziale lascia presto il posto alla familiarità e alla magia, ma senza dimenticare il pericolo incombente. I numerosi personaggi vengono introdotti velocemente, come se fossero sempre stati lì e grazie anche ad una caratterizzazione visiva ineccepibile gono tutti ben impressi nella mente. La Compagnia dell'Anello è anche il film con più riprese panoramiche, tanto che forse il personaggio di più forte impatti è proprio lei, la Terra di Mezzo, i suoi boschi, fiumi e montagne.
Il mondo sta cambiando. Chi, ora, ha la forza di opporsi agli eserciti di Isengard e di Mordor? Di opporsi al potere di Sauron e di Saruman, e all'unione delle due Torri?
Le Due Torri è probabilmente il meno apprezzato dei tre, quello di mezzo, quello che non è l'inizio ma non è nemmeno la fine. Personalmente credo sia il più bello e umano di tutti per due principali motivi: i personaggi e la battaglia.
Dopo l'introduzione siamo ormai affezionati a questi hobbit, nani, elfi, uomini e stregoni, li conosciamo e siamo in pensiero per le loro sorti. La compagnia è divisa, alcuni sono caduti ed ora le priorità sono cambiate: se per Frodo e Sam inizia una lenta e sofferta maturazione, per Aragorn, Legolas e Gimli, dopo aver ritrovato Gandalf, è il nascere di una profonda amicizia ed il rendersi conto di non essere più soli in un quadro tanto grande.
Troviamo nuovi personaggi, scritti benissimo e trasposti divinamente, su tutti Theodèn (un bravissimo Bernard Hill) e soprattutto Gollum, un Andy Serkis tutt'altro che limitato dal motion capture, anzi, l'attore inglese ne fa uno strumento per rendere indimenticabile l'inquietante sua interpretazione di Gollum/Smeagol, peccato non sia stato preso in considerazione per l'Oscar.Un'ultima parola va spesa per la prima,disperata battaglia di questo viaggio cinematografico: interamente in notturna rende perfettamente il senso di disperazione provato da chi è costretto a parteciparvi e lo spuntare dell'alba porta speranza ai combattenti ma anche sollievo nel cuore degli spettatori... e sono sicura che a più di una persona in sala sia spuntato un sincero sorriso alla vista di Gandalf ed Eomer.
Ora arrivano i giorni del Re... Possano essere benedetti!
Ma la Battaglia del Fosso di Helm, per quanto disperata e spettacolare, non è nulla in confronto all'imponenza sfoggiata dalla grande Battaglia del Pelennor! Praticamente un'ora di film, il culmine di un'attesa snervante il “respiro profondo prima del balzo” che sfocia in una girandola di gesta eroiche, drammi umani e spettacolarità visiva, mentre i piccoli Frodo e Sam si muovono in uno scenario di desolazione e inquietudine.
E alla fine tutto è compiuto, l'Anello distrutto, ma il finale è tutt'altro che lieto e lascia un retrogusto amaro, nonostante tutto.
Bella la chiusura del cerchio, il ritorno alla Contea che non è stata toccata dal male (almeno, non nel film!) un apparente ritorno alla normalità, anche se, come sentiamo dalla voce propria di Frodo, nulla è rimasto invariato, anzi, tutto è cambiato, non solo le vite dei protagonisti ma anche quella degli spettatori... è innegabile che, a prescindere dal gradimento personale, si torni a casa cambiati dopo le tre ore di film.
In un buco nel terreno viveva uno Hobbit..
Con questa frase, scarabocchiata sul compito di uno studente, Tolkien inizia la sua storia di come Bilbo Baggins, hobbit rispettabile, viene trascinato dallo stregone Gandalf in un'avventura, insieme a tredici nani e un drago, durante la quale verrà in possesso di un certo Anello e da cui tornerà cambiato e cresciuto.
Il 13 Dicembre le luci si spegneranno in sala e noi verremo proiettati in questa avventura insieme al signor Baggins.
Ancora non conosciamo quale sarà il prologo, la magica frase che ci catapulterà di nuovo nella Terra di Mezzo, quello che mi sento però di prevedere è che anche noi, proprio come accaduto undici anni fa, intraprenderemo un viaggio che ci cambierà, magari proprio in modo inaspettato.
*Chiara*
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