domenica 6 marzo 2016

Lo Chiamavano Jeeg Robot - la recensione

Enzo Ceccotti (Claudio Santamaria) è un piccolo criminale di Tor Bella Monaca, a Roma. Per sfuggire alla polizia, si immerge nel Tevere, incappando in alcuni barili pieni di sostanze radioattive che, una volta tornato a casa, gli conferiscono una forza sovrumana e una resistenza incredibile alle ferite. Inizialmente Enzo usa i suoi nuovi poteri per far soldi e continuare la sua vita da fuorilegge, ma grazie all'aiuto di Alessia (Ilenia Pastorelli), una ragazza con problemi mentali, e alla rivalità con il criminale in ascesa Fabio Cannizzaro, detto "Lo Zingaro" (Luca Marinelli), Enzo dovrà imparare il vero significato dell'essere un super eroe.

Il film diretto da Gabriele Mainetti è un esperimento inedito per il cinema italiano, in quanto si addentra in un territorio ancora inesplorato come quello del superhero movie, che in questi anni è sempre più alla ribalta, ma allo stesso tempo mantiene un'impronta fortemente caratteristica, in un certo senso locale, senza mai diventare per questo provinciale.

I personaggi si muovono in una Roma sporca, squallida, piena di criminalità e marciume, quasi noir ed estremamente affascinante, la città è personaggio a sua volta e dà un'impronta caratteristica al contesto sociale.
Ecco quindi che se a New York i super eroi devono sventare minacce aliene, qui Enzo, ben lungi da essere un super eroe, quanto più un anti-eroe, si ritrova a combattere contro camorra, traffici di droga e degrado, i super cattivi non sono geniali scienziati alla conquista del mondo, ma piccoli criminali locali interessati ad espandersi, a far più soldi possibile.
La scrittura è forte e incastra in modo nuovo ed interessante la classica storia di origini, con un affresco crudo e reale della periferia disagiata romana, con poche scene di azione molto ben girate, effetti speciali ridotti al minimo, e tanti momenti di introspezione e dialogo.
Il cast fa un lavoro eccezionale: Claudio Santamaria è ormai da anni uno dei migliori attori italiani, il suo Enzo è chiuso, cupo, ma anche un personaggio con cui si riesce a entrare in sintonia, a capire davvero; Ilena Pastorelli dona al personaggio di Alessia una dolcezza e una ingenuità adorabili, ma allo stesso tempo si ha di fronte una donna profonda ed estremamente acuta, a cui è impossibile rimanere indifferenti.

Ma il punto forte è sicuramente Luca Marinelli, il suo è un villain profondamente diverso da quello che siamo abituati a vedere in questo genere di film, lontano anche dai classici cattivi alla "romanzo criminale", lo Zingaro è trash, affascinante, folle, dalla fisionomia subito riconoscibile e l'iconografia potente, una sorta di Joker estremamente realistico, con il forte accento romano e il desiderio terreno di soldi e rispetto.
Un plauso infine merita anche la colonna sonora, davvero splendida, mai ridondante, ma sempre perfettamente amalgamata alle scene. In particolare merita la versione della sigla di "Jeeg Robot d'acciaio" cantata dallo stesso Santamaria che accompagna i titoli di coda e che rimane incastrata in testa ben oltre la fine della pellicola.

Cupo e affascinante, Lo Chiamavano Jeeg Robot dimostra non solo che in italia è possibile fare film di genere, ma soprattutto che lo si può fare più che bene, mischiando i generi in modo originale. Senza dubbio uno dei migliori film italiani da molti anni a questa parte.

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