Adam ed Eve, nomi piĂ¹ che simbolici, sono vampiri, amanti uniti dai secoli e da un amore totalizzante che non ha bisogno di tante parole ma che si percepisce in ogni gesto.
Jim Jarmusch si inserisce in un filone che, ultimamente, è stato fin troppo sfruttato, ma lo fa riportando la figura del vampiro a essere l'osservatore malinconico della decadenza lenta ma inesorabile del mondo moderno e ridonandogli quel romanticismo che troppo spesso era stato confuso con la smanceria.
Le strade di Detroit sembrano uno scenario apocalittico dove non esiste bellezza se non nel ricordo dell'arte passata, nella musica in cui Adam si rifugia e si isola, nella natura selvaggia e arcana che entrambi sembrano sentire in loro stessi, nominando accuratamente con i propri nomi scientifici ogni cosa che toccano.
Un vagare alla ricerca di speranza, attraverso la decadenza e la sporcizia dell'uomo, ma mai senza speranza perché, come Eve promette al suo amante, c'è sempre qualcosa di bello, che sia un diamante nel cielo o un'artista di strada troppo brava per farsi sporcare della fama.
Tom Hiddleston e Tilda Swinton sono straordinari e bellissimi, si muovono l'uno in funzione dell'altra, camminano abbracciati, si toccano e si guardano nonostante i guanti e gli occhiali scuri, dimostrano una chimica invidiabile e un talento a volte non abbastanza riconosciuto.
Nonostante un'ottima Mia Wasikowska e il sempre grande John Hurt, è la musica il terzo protagonista, sempre presente, malinconica, aggressiva, parla come se fosse la voce di Adam, si muove come i due amanti e li avvolge, diventa un tutt'uno con la scura Detroit o la candida Tangeri.
Jim Jarmusch scrive e dirige non un affresco della decadenza umana ma un graffito, rude e delicato insieme, di rara bellezza.
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