Niente di tutto questo, per la regista Josie Rourke che adatta per il National Theatre questa storia di un'attualità incredibile nella suggestiva e spartana cornice del Donmar Whereause, un ex magazzino di banane ora piccolo teatro nel cuore di Covent Garden.
La cornice è quasi suburbana, solo una scala a pioli di metallo e un quadrato dipinto sul pavimento a fare da scenografia, gli attori evidenziati in un gioco di luci e ombre, mentre i cambi di scena sono scanditi da musiche che ricordano il martellare di un'acciaieria.
In questa Roma spoglia e sporca assistiamo ai tumulti della Plebe, alle discussioni del Senato e all'ascesa e la caduta di Caio Marzio, guerriero spietato e superbo, vera e propria macchina da guerra che, dopo essersi procurato una schiacciante vittoria contro i Volsci e il soprannome di Coriolano, viene eletto console.
Ottimo comunque l'intero cast, da Mark Gatiss, un Menenio Agrippa insieme viscido e amabile, a Birgitte Hjort Sørensen, bella e malinconica nel suolo della moglie Virgilia, ed in particolare a una strepitosa Deborah Findlay nel ruolo di Volumnia, madre di Marzio.
Concludendo, questo Coriolanus non si limita a essere una meravigliosa rappresentazione di un'opera shekespeariana, ma va oltre, attualizzandola, grazie anche a splendida cornice e alla capacità di essere molto più che teatro ripreso, riuscendo a utilizzare il mezzo cinematografico come parte integrante della narrazione.
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