
Placido fa il francese. Ambientazioni grigie e fredde, clima invernale, il film si mimetizza perfettamente nel genere del polar, almeno nell'aspetto e in qualche personaggio. Poi però Placido esagera. Dopo un bell'inizio che fa pensare al meglio, il film si perde tra capovolgimenti di fronte che provano a rendere più intricata e misteriosa una storia che il mistero non lo vede nemmeno da lontano e personaggi privi di spessore. Placido poi trasborda in Michael Mann, prova a creare un dualismo/parallelismo tra poliziotto e criminale che strizza l'occhio a 'Heat - La Sfida', e, non ancora soddisfatto, abbonda con i clichè, e ci inserisce: un oscuro episodio passato che lega i due protagonisti; un cattivo che all'inizio non sembra il cattivo ma che è lo stereotipo del viscido perverso di tutti i film; un criminale con fidanzata ad aspettarlo; una banda di criminali che in fondo hanno anche un'anima.
Il cast, pare in parte imposto dalla produzione transalpina, vede due volti cari al cinema francese: Daniel Auteuil e Mathieu Kassoviz, entrambi fanno il loro dovere senza infamia e senza lode. Olivier Gourmet è un cattivo classico e troppo stereotipato. Inadeguati Luca Argentero e Violante Placido, che tra l'altro si doppiano pure male. Comparsata di un minuto per Michele Placido e una di 30 secondi per Fanny Ardant.
Placido non ce ne voglia ma presentare 'Il Cecchino' come il "'Romanzo Criminale' francese" è una mossa commerciale che sminuisce il bel film sulla Banda della Magliana. Non è un 'Romanzo Criminale' in salsa francese, il risultato è un film che si veste da polar ma rimane sospeso fra la voglia di essere un francese, italiano e un po' americano. 'Il Cecchino' è un film medio, ben confezionato nell'aspetto ma che non lascia molto a chi lo vede.
Frra
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