Approfittando di una spedizione per recuperare carburante, l'Imperatrice Furiosa (Theron), Figlia della Guerra e serva di Immortan Joe fin da ragazzina, fugge con l'autocisterna, portando con sé le concubine del padrone, compresa la sua favorita incinta. Inizia così un serrato inseguimento nel deserto, durante il quale il diffidente Max stringerà un'alleanza con Furiosa per cercare di portare in salvo le ragazze, mentre tutti i signori della guerra li inseguono.
George Miller mette in piedi un'operazione di difficile collocazione, Mad Max: Fury Road non è un sequel e non è un remake, forse può essere considerato un reboot ma comunque è una definizione che gli va stretta. Per definire questo nuovo capitolo della saga bisogna forse usare un termine più vintage, è una "rivisitazione" del vecchio Mad Max. In questo film Miller è riuscito ad amalgamare con grande intelligenza il vecchio e il nuovo, trovando il giusto equilibrio che serviva per riportare al cinema una saga decisamente anni '70/'80.
Il film colpisce sotto tutti gli aspetti: quello estetico, grazie a una fotografia dai colori accesi e saturati; quello dello stile, molto punk-rock e volutamente esagerato; quello del ritmo, il film è una adrenalinica e spettacolare corsa senza sosta. Miller però non dimentica di inserire un significato, un messaggio, rappresentato dalla fuga di Furiosa e delle ragazze dalla violenza per cercare un'ipotetica terra di salvezza, fino a quando non ci si rende conto che scappare non porta a nulla e l'unico modo di fuggire davvero è quello di tornare indietro e cambiare il luogo e il modo in cui si vive.
Esagerato (a volte anche troppo), "old school" (anche in questo caso, a volte troppo), forse imperfetto nella trama ma decisamente coinvolgente, Mad Max: Fury Road è uno dei migliori film del 2015.
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