Alice Howland (interpretata da una splendida Julianne Moore) è una donna orgogliosa, intelligente, salda e un pilastro fondamentale della famiglia, a cui verrà diagnosticata una forma presenile di questa terribile malattia che, passo dopo passo, la porterà ad essere sempre meno libera ed indipendente.I registi Richard Glatzer e Wash Westmoreland ci accompagnano con una struggente eleganza attraverso la regressione fisica e soprattutto mentale di una donna forte che inevitabilmente inizia a percepire un baratro davanti a sé. I rapporti della famiglia subiranno un duro colpo, colpo che Alice non potrà controllare.
La delicatezza e la schiettezza di un dramma tutt'altro che scontato sono gli elementi chiave che senza perder tempo ci faranno entrare a contatto con le diverse visioni di un nucleo famigliare alle prese con una realtà complicata e sfaccettata. A fronteggiare la fragilità psicologica di Alice ci saranno il marito (Alec Baldwin) e i tre figli: la realizzata Anna (Kate Bosworth), Tom (Hunter Parrish) e l'incerta Lydia (Kristen Stewart), l'unica che tenterà in qualche modo ad affievolire le pene della madre grazie all'amore e alla comprensione.
Troppo spesso ci ritroviamo a dare per scontato il nostro “essere” senza pensare che da un momento all'altro potremmo svanire nel nulla, senza ricordi, senza l'elemento che ci contraddistingue dagli altri esseri viventi e o pensanti. L'umanità, le emozioni: cosa significa vivere?La storia di Alice fa riflettere ed emozionare senza quei pretenziosi elementi che di solito caratterizzano questo tipo di pellicole. Sicuramente non si può considerare un prodotto originale, o unico nel suo genere, ma in ogni caso riesce a lasciare un segno, per quanto duro possa essere.
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