venerdì 20 ottobre 2017

Weinstein: "Sapevo ma non ho fatto nulla", il mea culpa di Tarantino

Lo scandalo Weinstein si allarga sempre di più, altre denunce, altre testimonianze di violenze e molestie che non solo fanno emergere un vero e proprio modus operandi criminale del produttore, ma anche una vasta rete di omertà che ha permesso a Weinstein di agire sotto gli occhi di tutti e senza che nessuno facesse qualcosa.

In una lunga intervista al New York Times, Quentin Tarantino ha fatto mea culpa, ammettendo di aver sempre saputo del comportamento del suo amico e produttore Harvey Weinstein, e che come lui erano davvero in molti a sapere.

"Sapevo abbastanza da fare di più di ciò che ho fatto", ha confessato onestamente Tarantino, "Non erano semplici voci di corridoio, non erano notizie di seconda mano. Sapevo direttamente di almeno un paio di questi episodi. Avrei voluto prendermi la responsabilità di quanto avevo saputo. Se avessi fatto ciò che andava fatto, avrei dovuto smettere di lavorare con lui".

Uno dei fatti a cui Tarantino si riferisce sono le molestie subite dalla sua ex fidanzata Mira Sorvino, che aveva raccontato al regista del massaggio che Weinstein le aveva fatto prendendola alle spalle e delle sue pressanti avances (tanto che è dovuta scappare dall'albergo). Ma anche dopo averlo saputo, Tarantino confessa di non aver fatto praticamente nulla. "Ero scioccato e sconvolto", ha dichiarato il regista, "Io ero come "Davvero? davvero?". Non riuscivo a credere che avesse fatto una cosa del genere apertamente, ma ho pensato che all'epoca [Weinstein] fosse particolarmente preso, infatuato da Mira [che aveva appena vinto l'Oscar], e così aveva oltrepassato il limite. Ma siccome io uscivo con lei, immaginavo che sapesse che a quel punto non avrebbe potuto più farle nulla, non avrebbe più potuto avvicinarsi. Finii per pensare qualcosa come la classica situazione anni ’50/’60 del capo che rincorre la segretaria intorno alla scrivania. Come se fosse normale! È una cosa che mi fa vergognare moltissimo ora".
Mira Sorvino e Quentin Tarantino
L'altro fatto di cui Tarantino era a conoscenza era la brutta vicenda riguardante Rose McGowan (ha accusato di stupro il produttore), che ha lavorato con il regista in Grindhouse - A Prova di Morte (2007), e sapeva anche che Weinstein l'aveva pagata per non parlare, e adesso di rammarica molto di aver minimizzato i fatti. "Quello che ho fatto è stato marginalizzare quegli eventi, e qualsiasi cosa dica ora a riguardo sembrerà una semplice stupida scusa", ha detto il regista.

Tarantino ha ammesso però di non aver mai pensato alla quantità di abusi commessi da Weinstein, non ha mai pensato a un quadro così ampio, ma ha anche dichiarato apertamente che tanti sapevano e ha lanciato un appello affinché anche gli altri parlino: "Chiunque fosse abbastanza vicino a Harvey ha sentito almeno uno di questi racconti, era impossibile non sentirne parlare", ha detto il regista, "Abbiamo permesso che andasse così, ha operato in un sistema quasi alla Jim Crow, tollerato da noi maschi. Per questo invito a parlare anche gli altri uomini che conoscevano queste cose. Non abbiate paura. Riconoscete il marcio. Fate di più per le vostre sorelle. Ciò che era accettato ora non può essere tollerato da chiunque abbia un minimo di coscienza".
Il messaggio è ovviamente rivolto agli attori e registi (o collaboratori, davvero qualcuno crede che Bob Weinstein non sapesse nulla?) che oggi scrivono messaggi di solidarietà dicendo di non aver mai saputo nulla e invece sapeva abbastanza e non hanno parlato.

Intanto, altre testimonianze di molestie, mentre si viene a sapere che ci sarebbe un'altra italiana tra le abusate da Weinstein.
Anche Lupita Nyong'O ha dichiarato di aver subito molestie e il copione è sempre lo stesso: hotel e massaggio. L'attrice ha dichiarato di aver ricevuto pesanti avance dal produttore in più di una occasione ma di averlo sempre respinto fino al giorno in cui è arrivata la proposta del massaggio che l'attrice ha ammesso di avergli fatto per cercare di guadagnare tempo ed evitare il peggio. "Ora che ne stiamo parlando, facciamo in modo che non ci sia più silenzio su cose del genere", ha detto l'attrice premio Oscar, "Facciamo sì che questo tipo di comportamento non meriti una seconda chance. Io parlo per contribuire alla fine della cospirazione del silenzio".

Il tweet di Courtney Love
Un'altra testimonianza è arrivata da Lena Headey, che ha raccontato un primo tentativo di approccio durante il Festival di Venezia 2005, approccio a cui l'attrice ha risposto tirandosi indietro e praticamente ridendo in faccia a Weinstein, e poi un secondo molto più teso e spiacevole in cui, con la scusa di parlare di un film e darle un copione, il produttore ha "scortato" l'attrice nella sua camera d'albergo a Los Angeles. "Siamo usciti dall'ascensore e siamo andati verso la sua stanza. La sua mano era sulla mia schiena, mi spingeva avanti senza dire una parola e mi sono sentita completamente impotente. Ha provato ad aprire la porta ma la sua chiave non funzionava, lì si è davvero arrabbiato", ha scritto l'attrice su Twitter. Weinstein poi, tenendola stretta per il braccio l'ha riportata nella hall dell'albergo. "Mi ha sussurrato nell'orecchio 'Non dire niente di tutto questo, nemmeno al tuo manager o al tuo agente'. Sono salita in macchina e ho pianto", ha concluso la Headey.

A chi si chiede (soprattutto in Italia) perché le attrici non hanno parlato prima, come se da vittime dovessero giustificarsi, una risposta arriva da Courtney Love, che intervistata su un red carpet nel 2005 aveva dichiarato: "Cosa consiglio a una giovane attrice? Se Harvey Weinstein vi invita al suo party privato al Four Season, non andate". Un commento passato totalmente inosservato, quasi come una battuta, e invece non lo era e la cantante e attrice l'ha pagata visto che subito dopo è stata cacciata dalla CAA (la Creative Artists Agency).

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