sabato 18 marzo 2017

La Bella e la Bestia - la recensione

Nella valanga di trasposizioni in live action di Classici Disney a cui stiamo assistendo, era inevitabile che si arrivasse a tirar fuori quello che è forse il più amato, il primo film d'animazione a ricevere una candidatura anche come miglior film, una fiaba che ha saputo conquistare il cuore di grandi e piccoli grazie a personaggi indimenticabili e musiche travolgenti.
I precedenti live action sono stati parecchio altalenanti, ma non sono mancate piacevoli sorprese come la Cenerentola di Branagh e soprattutto Il Libro della Giungla, uno dei film migliori del 2016 per come aveva saputo unire il classico Disney con le atmosfere e i richiami dei romanzi originali.

Il tono in questo caso è totalmente diverso e si intuisce già dalla scelta di Bill Condon alla regia, ottimo mestierante ma sicuramente non un autore dall'impronta subito riconoscibile.
Si è puntato tutto sul cast, con un nome come quello di Emma Watson a fare da traino e intorno a lei quanto di meglio il cinema britannico può offrire, e la cosa ha funzionato. Se la Watson, pur con una certa macchinosità espressiva non sempre convincente, riesce a dare freschezza alla sua Belle e a richiamare pubblico in sala, Kevin Kline è un fantastico Maurice e Dan Stevens fa un ottimo lavoro e dona profondità e malinconia agli occhi della Bestia. Il cast di contorno è eccellente, da Ewan McGregor a Ian McKellen fino a Emma Thompson, anche se purtroppo il doppiaggio italiano fa perdere le loro interpretazioni vocali. A sorprendere davvero sono Luke Evans, nel ruolo di un meraviglioso Gaston, e Josh Gad, in quello di Le Tont. I due hanno una chimica straordinaria e una grandissima presenza scenica, in particolare Evans si prende letteralmente la scena a ogni sua apparizione.

Il film ricalca praticamente con fedeltà assoluta il classico d'animazione, riproducendone ambientazione, musiche e persino inquadrature, inserendo qua e là piccole differenze che riescono a farsi apprezzare per il tentativo di approfondimento dei personaggi secondari.

La prima mezz'ora non convince appieno a risulta fin troppo macchinosa nel voler riproporre esattamente quanto già si era visto nel 1991, anche perché la Watson non riesce a emozionare come aveva fatto la sua controparte animata. Ma dalla Canzone di Gaston in poi il ritmo aumenta fino a esplodere totalmente quando il punto clou della prima metà di film arriva: Stia con noi, iconico pezzo cantato dagli oggetti animati del castello, è un tripudio di musica, coreografia e soprattutto scenografia da togliere il fiato. È il castello, infatti, la vera star del film: cupo, decadente, ma pieno di vita, con oggetti animati in CGI perfetti e dalla personalità irresistibile. Ogni ambiente sembra uscire direttamente dalla versione animata, ma è ancora più bello e lo stesso vale per i costumi seicenteschi, che creano un'aura magica fin dal prologo. Le musiche di Alan Menken fanno il resto, stimolando la nostalgia nello spettatore più anziano, a cominciare dal tema principale richiamato più e più volte.

Operazione di marketing e film nostalgia, La Bella e la Bestia va visto con la mente sgombra e il cuore aperto, senza troppe pretese, senza ragionare troppo. Non sarà mai come l'originale Classico Disney, né vuole esserlo, ma è l'esempio perfetto di come un classico Disney possa prendere vita davanti ai nostri occhi.

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