domenica 12 marzo 2017

Kong: Skull Island - la recensione

Torna al cinema uno dei mostri più famosi e amati di sempre: King Kong. Film che mette un tassello importantissimo per il futuro del MonsterVerse della Legendary.

E' il 1973, la guerra in Vietnam è ormai agli sgoccioli. Un gruppo di militari, comandati dal tenente colonnello Preston Packard (Samuel L. Jackson), viene scelto per accompagnare alcuni scienziati e un agente del Governo, Bill Randa (John Goodman), su un'isola misteriosa e ancora inesplorata che si trova al centro di un sistema temporalesco costante. Alla spedizione si unisce anche la fotografa Mason Weaver (Brie Larson) e James Conrad (Tom Hiddleston), ex capitano dell'aviazione britannica.
Arrivati sull'Isola del Teschio, i militari buttano cariche sismiche, attirando l'attenzione di una creatura mostruosa, una scimmia enorme e molto arrabbiata: Kong, il padrone dell'isola. L'animale reagisce, distrugge alcuni elicotteri, li fa schiantare dividendo il gruppo. con Packard che la prende sul personale e va in cerca di vendetta.
Tra creature mostruose, pericolosi "Strisciateschi" emersi dal sottosuolo, i superstiti dovranno cercare di attraversare l'Isola per cercare salvezza.

Kong: Skull Island è completamente diverso da tutti i film di King Kong prodotti fino ad oggi. La storia di base è sempre quella, il viaggio nell'Isola dove vive una scimmia enorme (e qui è davvero enorme!), ma il regista Jordan Vogt-Roberts mantiene solo la struttura di base, cambiando invece tutto il resto. Niente più anni '30, ci si sposta nei confusi anni '70, niente più registi megalomani ma spedizioni scientifiche e militari, niente più Ann Darrow che fa innamorare Kong, niente indigeni che celebrano riti, quindi è quasi inutile andare a cercare riferimenti con l'originale del 1933 o con quello di Peter Jackson.
Jordan Vogt-Roberts azzarda molto cambiando una storia così mitica ma l'audacia lo premia, il film è divertente, fresco, rumoroso, spettacolare. Nonostante l'alto budget, Vogt-Roberts mantiene in tutto e per tutto la sua anima da regista di b-movie, creando quello che potremmo definire un "b-b-movie", un blockbuster b-movie.
Se si guarda alla sceneggiatura, il film parte e finisce bene, mentre soffre in alcuni punti della parte centrale, e i personaggi umani sono poco approfonditi. Visivamente colpisce, particolare l'uso dei colori e i contrasti, a volte sembra quasi fumettistico, le scene d'azione sono spettacolari e coinvolgenti. Evidente la vena citazionista che percorre tutto il film, soprattutto verso Apocalypse Now, ma ci sono anche echi alla Jurassic Park. Il regista volutamente non si prende troppo sul serio - e questo è un bene! - e non appesantisce il film con temi esistenziali o autoriali. Ottima la colonna sonora, con tanto rock anni '70.

Il cast è buono, ognuno fa il loro in modo adeguato ed è giusto nella parte, a spiccare un po' più degli altri sono John C. ReillyShea Whigham. Il vero protagonista del film è però Kong, grande, molto più grande dei suoi "fratelli" degli altri film, possente, tanto arrabbiato, e molto malinconico, in un certo senso molto umano, più delle precedenti versioni: lotta per difendere l'isola, lotta per vendicare la propria famiglia sterminata dai mostruosi esseri del sottosuolo, si innamora di Brie Larson ma non come nei film precedenti, in questa versione sembra quasi consapevole dell'impossibilità di quel sentimento.

Kong: Skull Island è un pop corn movie, un b-movie, un blockbuster, è divertente (divertirsi non è un reato, anzi), "caciarone", è puro e semplice intrattenimento, e ripropone in modo nuovo e diverso un personaggio davvero grandioso come King Kong.

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