venerdì 31 marzo 2017

17 Anni (e come uscine vivi) - la recensione

Può un genere sviscerato e abusato come pochi altri regalare ancora piacevoli sorprese? Sì, può, e questo film lo dimostra.

Nadine è un'adolescente diversa dagli altri, è in conflitto con tutti, incapace di adattarsi, non socializza, è aggressiva, litiga spesso con la madre e prova odio/invidia per il fratello più grande. L'unica parentesi felice è la sua amica del cuore, Krista, con cui condivide tutto fin da quando erano bambine. Amicizia che però si rompe quando Krista si mette con suo fratello, cosa che Nadine non può accettare. Cade così il suo unico appiglio e Nadine si ritrova sola e da sola inizia a commettere una serie di errori incredibili che renderanno la sua già incasinata vita di adolescente ancora più complessa.

Leggendo la trama 17 Anni (e come uscirne vivi) potrebbe sembrare un altro classico teen movie, ma il film di Kelly Fremon Craig è molto di più, o meglio è una teen comedy ma in un modo tutto suo. Nel film si possono ritrovare tutte le classiche situazioni dei teen movie e dei coming of age movie, dai film di John Hughes fino a Napoleon Dynamite (citato esplicitamente nel film), a fare la differenza in questo caso però sono i particolari, il tono, il taglio dei personaggi, la sincerità della storia, che lo rendono un prodotto piacevole e sorprendente. A fare la differenza è soprattutto il personaggio principale: Nadine è la classica adolescente problematica ma nel suo personaggio vengono evidenziati quegli aspetti che nei teen movie (soprattutto quelli più moderni) vengono attenuati o eliminati per renderlo più simpatico. Nadine è goffa, sfigata ma anche arrogante, sboccata e con un umorismo spesso fuori luogo (che ricorda Daria), aggressiva senza motivo con chi le vuole bene, egocentrica, insicura ma capace di fare stupidaggini epiche, insomma è un po' stronza, ma di quel tipo a cui alla fine si vuole bene. La regista non nasconde i lati negativi della sua protagonista ma li mette in primo piano rendendo il personaggio molto umano, e allo stesso modo non cerca per forza di risolvere con un happy ending gli errori di Nadine, perché alla base dell'adolescenza ci sono soprattutto gli errori e il film li racconta nel modo migliore.

A rendere Nadine ancora più umana e reale ci pensa Hailee Steinfeld, perfettamente calata nella parte... dopotutto è un'età che non ha lasciato da molto. L'attrice riesce a tirare fuori goffaggine, antipatia e delicatezza, e a dosarle in modo perfetto. La sua performance, fresca e divertente, dà quel qualcosa in più al personaggio grazie al quale il film riesce ad uscire dai soliti standard del genere, e ci ricorda anche la bravura e il talento di una giovane attrice che avevamo un po' perso di vista dopo la straordinaria prova ne Il Grinta dei Coen (con cui prese una nomination gli Oscar). Da sottolineare anche la bella prova di un sempre bravo Woody Harrelson nel ruolo del professore/confessore di Nadine. Anche in questo caso si tratta di un classico personaggio da teen movie ma che con il sarcasmo e i tempi lenti e misurati di Harrelson diventa qualcosa di nuovo.

The Edge of Seventeen è una bella sorpresa, non regala niente di nuovo ma racconta una storia di adolescenti in modo sincero, fresco, dinamico, divertente, mai banale. Forse il miglior film adolescenziale da diversi anni a questa parte.

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