martedì 29 novembre 2016

Sully - la recensione

Clint Eastwood e Tom Hanks, la coppia perfetta per raccontare la storia del capitano Chesley “Sully” Sullenberger, uomo ordinario diventato eroe.

Era il 15 gennaio del 2009, il volo di linea US Airways 1549 con 155 persone a bordo, pilotato dall'esperto capitano Sullenberger, decolla dall'aeroporto LaGuardia di New York. Due minuti dopo la partenza, l'airbus si scontra con uno stormo di oche mandando in avaria, caso molto raro, entrambi i motori. In quel momento, in una situazione estrema e mai ipotizzata, con la torre di controllo che spinge per il rientro in aeroporto, il capitano Sullenberger decide di ammarare nel trafficato fiume Hudson. Una manovra ai limiti dell'impossibile e molto rischiosa, e che oggi viene ricordata come il "miracolo sull'Hudson". L'atterraggio sul fiume infatti riesce perfettamente, tutti i passeggeri e l'equipaggio vengono tratti in salvo, grazie anche alla pronta reazione dei soccorsi, con il capitano "Sully" ultimo uomo a scendere dall'aereo che stava imbarcando acqua. Salutato subito come un eroe dall'opinione pubblica, Sully deve però fare subito i conti con una commissione d'inchiesta che lo accusa di non aver scelto la soluzione migliore, di aver sbagliato, azzardando una manovra che poteva avere conseguenze drammatiche.

Non è un caso che il film si apra mostrando il tormento e i dubbi del capitano Sully, perché dubitare è umano e Clint Eastwood mette subito al centro della storia l'aspetto che più gli interessa raccontare: il "fattore umano", l'umanità dentro un atto di eroismo.
Sully è un lavoratore, un capitano con oltre quaranta anni di esperienza di volo, che con grande freddezza e professionalità ha dovuto prendere una decisione cruciale, non solo per se stesso ma anche e soprattutto per tutte le altre persone a bordo, in soli 208 secondi. La stessa freddezza e professionalità con cui Sully difende la sua scelta davanti alla commissione d'inchiesta che cerca di dimostrare come invece abbia sbagliato basandosi su delle simulazioni virtuali, che di umano non hanno niente.
Il film racconta l'incidente attraverso delle digressioni, ce lo mostra attraverso diversi punti di vista - la torre di controllo, i passeggeri, la cabina - ma si concentra soprattutto sul dopo, mostrandoci il protagonista nella sua sfera privata, nelle stanze d'albergo e lontano dalla famiglia. Eastwood, con una regia pulita, sobria ed essenziale, toglie dalla storia tutto quello che poteva essere action, lasciando spazio alle azioni umane, proponendo un'idea di eroe diversa dal solito, non qualcuno di speciale ma un uomo ordinario che, grazie alla sua esperienza e al suo istinto, fa il suo lavoro prendendosi delle responsabilità. Concetto da estendere anche all'equipaggio e ai soccorsi.
Sully è anche un "sospiro di sollievo" per la New York post 11 settembre 2001, ricordando che la città, come dice un personaggio nel film, non aveva delle notizie così buone dal cielo da un bel po', soprattutto quando si parla di aeroplani.

Straordinario Tom Hanks, protagonista assoluto del film, catalizza tutta l'attenzione su di sé e riempie totalmente la scena con un'interpretazione sobria, posata, fatta di piccole espressioni cariche di significato. Se arrivasse una nomination ai prossimi Oscar sarebbe assolutamente meritata. Da sottolineare anche la buona prova di Aaron Eckhart, ottima spalla di Hanks.

Sully è un bel film, solido e quadrato, che ci dimostra per l'ennesima volta quanto siano bravi Clint Eastwood e Tom Hanks.

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