lunedì 19 settembre 2016

Independence Day: Rigenerazione - la recensione

Nel 1996 la Terra fu pesantemente minacciata e distrutta da una invasione aliena. Un gruppo di spavaldi e motivati "eroi moderni"  riuscirono tuttavia a fronteggiare la violenta aggressione grazie al sangue freddo e a una buona dose di fortuna. Questo era Independence Day, cult firmato da Roland Emmerich che univa in maniera piuttosto ponderata l'intrattenimento, la spettacolarità e il genere sci-fi.

Venti anni dopo Emmerich torna sul luogo del delitto dirigendo Independence Day: Rigenerazione, sequel del film del '96 che riprende le fila della storia un ventennio dopo il nefasto 4 luglio raccontato nella prima pellicola.
Il Mondo ha sfruttato le conoscenze aliene lasciate dagli immondi invasori per rafforzare la protezione globale e unire i popoli del pianeta come non era mai avvenuto prima. Nonostante tutto però gli alieni sconfitti riescono a tornare sul nostro pianeta e mettere in atto una tremenda vendetta.

Independence Day: Rigenerazione è maldestro, frivolo e decisamente inconsistente. Fin dai primi minuti si avverte una forte sensazione di forzatura che si porta dietro per tutta l'opera fino agli inconcludenti minuti finali. Tutti i punti di forza che hanno fatto del primo capitolo un cult qui svaniscono immediatamente sotto gli occhi degli spettatori che, per circa 120 minuti, non possono far altro che accettare la natura puramente commerciale di questo forzatissimo sequel.

C'è poco da dire su un'operazione di questo genere. Emmerich ha affossato i suoi amati personaggi (comprese le giovani nuove leve, totalmente inconsistenti) a favore di una spettacolarità visiva figlia dei peggiori disaster movie visti fino ad ora sul grande schermo, per non parlare delle assurde dinamiche ingiustificate, figlie di una sceneggiatura svogliata e "inquietantemente" imbarazzante.

La gloria acquisita da Independence Day nel corso degli anni rimane confinata solo e soltanto nel disaster movie del 1996. Se questi sono i risultati, speriamo che non ci sia bisogno di un'altra “rigenerazione”.

Mat

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