giovedì 17 settembre 2015

Inside Out - la recensione

Pete Docter. Basterebbe questo nome per definire in maniera efficace Inside Out, nuovo lungometraggio d'animazione dei Pixar Animation Studios, già definito da molti un vero e proprio capolavoro (pensiero ampiamente condivisibile).

La Pixar ci ha deliziato nel tempo con storie visivamente impeccabili e pregne di grandi emozioni. Ma cosa accadrebbe se lo spettatore potesse ammirare un film direttamente dal punto di vista delle emozioni? Inside Out esplora esattamente tale contesto: le Emozioni.

La pellicola segue la crescita di una bambina di 11 anni di nome Riley. La piccola subirà un duro colpo emotivo quando con la sua famiglia sarà costretta ad abbandonare la sua vita nel Minnesota per trasferirsi a San Francisco. Tutto è già di per sé molto interessante, ma la Pixar decide di avanzare di livello affidando alle emozioni della ragazzina il palcoscenico. Vediamo infatti l'emotività di Riley prendere forma con Gioia, Tristezza, Disgusto, Rabbia e Paura. Sono loro le cinque emozioni che governano la sua mente, e sono loro che determineranno il futuro di Riley.

Il regista di Up e di Monsters & Co. ci porta in un vero e proprio viaggio mentale fatto di colori, traumi, ricordi e ovviamente emozioni. Difficile non entrare in empatia con Riley, una bambina nel pieno della crescita che, come tutti noi, è costretta ad affrontare dei cambiamenti, sia positivi che negativi vissuti attraverso gli occhi di Gioia e Tristezza, le due emozioni predominanti che saranno messe a dura prova attraverso un viaggio illuminante in grado forse di avvicinarle.
Cosparso di gag esilaranti e trovate visive geniali, Inside Out riesce a riportare la Pixar ai vecchi fasti di un tempo, quando le vere emozioni erano il vero e unico pilastro portante.


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