sabato 11 ottobre 2014

Lucy - la recensione

Luc Besson torna al cinema dopo la commedia d'azione 'Cose Nostre - Malavita' e cambia registro con il thriller fantascientifico 'Lucy'.

Lucy (S.Johansson) è una studentessa che vive a Taiwan. Ingannata da un suo amico, è costretta a consegnare una valigetta, di cui non conosce il contenuto, a un criminale coreano, Mr. Jang (Choi Min-sik). La valigetta contiene una nuova droga sintetica, il CPH4. Mr. Jang decide di usare Lucy come corriere della droga. Alla ragazza viene inserito un pacchetto di quella droga nell'intestino. Durante un violento pestaggio però il pacchetto si rompe e lei assimila velocemente una grande quantità di quella pericolosa sostanza. Gli effetti sono particolari: la sostanza risveglia la parte non utilizzata del cervello di Lucy, che si trasforma in una "super donna", con una incredibile capacità di conoscenza e un potere inimmaginabile, illimitato e sconosciuto. Lucy si mette in contatto con un professore universitario (M.Freeman) e intanto va alla ricerca degli altri pacchetti di droga.

In 'Lucy' ci sono tutti gli elementi del cinema classico di Luc Besson, c'è azione, una dose di follia (un corsa in auto per le strade di Parigi) e una personaggio femminile come protagonista. Il film non ha una struttura narrativa ben precisa, sembra quasi un puzzle, la storia si sviluppa in un arco di tempo ristretto e procede a tappe seguendo la percentuale del "potere" di Lucy, fino al 100%. Besson parte dalla teoria che l'uomo ha sviluppato e usa solo una piccola parte della reale capacità del proprio cervello - come è spiegato dal personaggio di Morgan Freeman nella parte iniziale del film - e si chiede: cosa succederebbe se un essere umano arrivasse al 100%? Da questa domanda si sviluppa una storia che parte da film d'azione e finisce nella fantascienza pura, e non potrebbe essere altrimenti vista la domanda iniziale a cui è impossibile dare una risposta. Il film parte molto bene, Besson costruisce questa scalata verso il 100%, a un certo punto però, proprio sul finale, quando si è vicini al traguardo, la storia gli scivola via dalle mani finendo un po' in confusione, un difetto che si può trovare anche nel precedente film del regista, 'Cose Nostre - Malavita'.
Grande nota di merito a Scarlett Johansson. L'attrice riesce a trasmettere il cambiamento estremo della sua Lucy, da ragazza terrorizzata di fronte a un pericoloso criminale a donna fredda ed emotivamente distaccata da tutto che riesce a percepire il potere crescere dentro di lei. Significativa - sia per il personaggio che per comprendere la bravura dell'attrice - la scena della telefonata alla madre durante una "operazione chirurgica" senza anestesia, in cui Lucy non sente affatto il dolore fisico come qualsiasi essere vivente ma sente le emozioni e l'amore della madre. La Johansson ormai è un'attrice capace di passare dall'azione alla commedia al dramma con grande facilità. E' davvero brava, c'è poco da dire.

'Lucy' è un film folle, un po' "fumetto", con tanta azione, divertente, che a volte sembra completamente senza senso, anche se forse, a guardare bene fra le righe, un senso ce l'ha. C'è qualcosa di filosofico all'interno della storia, qualcosa che il regista ha messo lì ma senza pretendere che lo spettatore se ne accorga e ci rifletta, perché lo scopo principale del film è raccontare una storia e intrattenere. Besson costruisce un film imperfetto ma ci regala un altro bel personaggio femminile da ricordare.

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