venerdì 26 settembre 2014

Magic In The Moonlight - recensione

L'ultima, attesa, fatica di Woody Allen si apre con uno spettacolo di magia, leitmotiv dell'intera vicenda.

Stanley (Colin Firth) è un'illusionista inglese di fama mondiale che viene introdotto da un amico a casa di una facoltosa famiglia della Costa Azzurra, i Baker, col fine di smascherare una giovane e bella sensitiva americana, Sophie (Emma Stone), della quale il figlio Brice (Hamish Linklater) si è invaghito, e che è sospettata di essere mossa da scopi fraudolenti. Stanley, misantropo estremamente razionale, si pone prima con sarcasmo nei confronti della ragazza, prendendosi pubblicamente gioco di lei, poi, a poco a poco, inizia a nutrire curiosità per le sue pratiche e ad interessarsene.

Strani movimenti del destino accompagnano questi personaggi verso l'epilogo della vicenda: amore, magia, inganno e spiritualità si intrecciano in questa pellicola che incanta, ma non stupisce. Woody Allen, ancora una volta dirige un film di discreta qualità, con costumi mozzafiato e paesaggi da sogno, ma noiosamente adagiati su cliché che a lungo andare stancano lo spettatore, nonostante la splendida interpretazione dei suoi attori - del cast fanno parte anche Marcia Gay Harden, Jacki Weaver e Eileen Atkins -, purtroppo confinati in personaggi stereotipati, descrivibili con una manciata di aggettivi.

La trama accattivante risulta scontata dopo la prima mezz'ora, al di là dei dolci momenti di romanticismo che fanno comunque battere il cuore e fantasticare. L'impressione è che Allen non abbia creduto fino in fondo alla storia, che si sia limitato lasciando che il film scivolasse verso risvolti facili invece di impreziosirlo con i colpi di genio a cui ci ha abituato.

Francesca Matteucci

0 commenti:

Posta un commento