venerdì 14 marzo 2014

300: L'alba di un Impero - La Recensione

Noam Murro dopo alcuni anni di lavorazione riporta in sala il fenomeno cult di "300 "che nel 2006 grazie a Zack Snyder portò gli spartani della graphic novel di Frank Miller al cinema.
Il film di Zack Snyder per quanto mi riguarda lo trovai non privo di difetti e abbastanza irritante nella messa in scena, ma gli riconosco comunque la potenza visiva della riuscita coesione tra i disegni del fumetto e la macchina cinematografica.
Ma se nel film di Snyder la materia prima da cui attingere era il fumetto, di questo "midquel" (narra eventi accaduti in contemporanea con la disfatta di Leonida) la fonte di ispirazione è esclusivamente il film di Snyder, in quanto non esiste (ancora) un sequel della graphic novel firmata Miller. Ed è in questo che "L'alba di un Impero" mostra i maggiori limiti. Nel riproporre gli stessi artifici "Snyderiani", che in quel caso erano un marchio stilistico del proprio autore, e che qui sanno invece di vero e proprio plagio.
Dunque dove il film di Snyder vinceva per innovazione e originalità, il film di Murro perde per mancanza di nuove idee espressive. Perchè non apre gli occhi al suo pubblico sulle potenzialità del cinema, non sperimenta come Snyder nuovi modi di comunicazione, Murro li copia e cade inevitabilmente nel già visto.
Come differenziare le due opere allora ? Oltre presentare un punto di vista diverso, i protagonisti sono gli Ateniesi guidati da Temistocle contro Artemisia e i Persiani, Murro anche qui decide di non complicarsi la vita e spinge allora il pedale sull'azione e sullo splatter mostrando decapitazioni e arti mozzati a go go. Ogni tanto si ricorda anche di infilare qualche dialogo tra un uccisione e l'altra, ricorrendo ad una pseudo poetica fastidiosissima dove ogni parola suona fasulla, chi vuole prendere in giro ? sappiamo tutti che a Murro poco frega dei contenuti del suo film. E' molto più concentrato nella cura degli schizzi di sangue che sporcano l'inquadratura, o nella realizzazione di ralenti ad effetto che non sfigurino con quelli di Zack Snyder. Ralenti forse più presenti in questo capitolo che nel precedente, più che altro per dilatarne i tempi e colmare i buchi di narrazione.

Certo, adesso voi direte, è un film d'intrattenimento, non è che un buon film debba per forza avere dei contenuti profondi o importanti. Ma se il film non funziona neanche nella messa in scena e visivamente cosa gli rimane ?
Dal punto di vista tecnico, attraverso la fotografia desaturata e un'illuminazione artificiale, siamo messi di fronte ad un mondo dove attori in carne e ossa si muovono in uno scenario innaturale ricreato per il 90% in CGI. Non aspettatevi però di trovare immagini cariche di potenza visiva, ricche di simbolismi e dalla composizione paragonabile a quella di un dipinto come il suo predecessore. Qui siamo dalle parti di un videogame per Playstation 3.
Overdosi digitali a parte la storia ci porta nuovamente nel bel mezzo dello scontro tra l'Ellade e i Persiani. Murro abbozza qualche caratteristica dell'esercito Ateniese che li differenzi da quello spartano. Li ateniesi lottano per la democrazia, hanno una diversa concezione dei rapporti familiari, il padre non vuole portare il figlio con se in guerra ma preferisce rimanga a casa.
Ciò che stona tra questo film e il precedente è che manca un protagonista iconico che abbia una presenza scenica importante come quella del Leonida di Gerard Butler. Temistocle è un personaggio molto più debole nella caratterizzazione, senza un briciolo del carisma del condottiero spartano.
Di questo film rimane solo qualche sequenza: le origini e la deificazione di Serse, l'incontro tra Temistocle e Artemisia che da diplomatico quale doveva essere si trasforma pian piano in un bollente rapporto sessuale, a sottolineare quanto siano risibili i confini tra guerra e sesso, queste scene e poco altro.
Ma ciò che a conti fatti verrà realmente ricordato è l'interpretazione di Eva Green, chiamata a vestire i panni della diabolica Artemisia, un mix di perfidia e carica erotica. Il regista la sfrutta all'inverosimile per sviare alla sua mancanza di idee. Forse perchè è l'unico personaggio, seppur diverso, degno di essere erede di Leonida. La Green è così sopra le righe e assetata di vendetta da trovare in Artemisia il suo ruolo più iconico. Peccato che verrà ricordata legata ad un film veramente brutto.


Voto: * ½ / *****

Mr.Carrey

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