martedì 25 febbraio 2014

Oscar 2014: Dallas Buyers Club - la recensione



La storia vera di Ron Woodroof, omofobo "rodeo guy" che, scoperto di avere solo 30 giorni di vita per una diagnosi di AIDS, lotta con tutto se stesso contro la malattia e contro il sistema, è un film che era in cantiere da anni ma che nessuno voleva produrre. Meno male che c'è Jean-Marc Vallée, perché credo sarebbe stato un vero peccato non vedere una storia come questa su grande schermo.
Siamo abituati a vedere al cinema la lotta contro l'AIDS di omosessuai, attivisti, personaggi ammantati più o meno tutti di caratteristiche positive che ce li fanno amare. Woodroof è invece sgradevole, razzista, omofobo, un conglomerato di difetti terribili con cui è davvero difficile empatizzare e la sua è la storia di come la malattia, con la sua crudezza e la sua brutalità, non fa altro che portare in superficie l'istinto di sopravvivenza, come rende le nostre convinzioni più nitide e le spoglia di qualsivoglia artificio.
Dallas Buyers Club è tutto questo, ma Dallas Buyers Club è soprattutto i suoi interpreti principali. Matthew McCounaghey interpreta il suo personaggio totalmente, anima e corpo, esce dallo schermo trafiggendo lo spettatore con lo sguardo sporgente tra le guencie incavate. Golden Globe meritatissimo, Oscar altamente probabile, la sua migliore interpretazione e una delle migliori performance di un attore da molti anni a questa parte. Straordinario anche Jared Leto, riesce a far sentire la fragilità e la bellezza del suo personaggio, ammantandolo quasi di una luce angelica che risplende per tutta la durata del film. Talmente straordinari entrambi da far passare in secondo piano la storia stessa.
Dallas Buyers Club è una bellissima storia, una bella regia, una fotografia stupenda, interpretazioni da Oscar... per farla breve è davvero un grande film.

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