domenica 15 dicembre 2013

Un Fantastico Via Vai - La Recensione

In Un Fantastico Via Vai il comico toscano Leonardo Pieraccioni abbandona i panni del seduttore di ragazze straniere (per fortuna) e torna in un certo senso alle sue spensierate origini e lo fa attraverso Arnaldo Nardi, un impiegato stanco della routine che, sfruttando un malinteso con la moglie, si ritroverà a vivere con un gruppo di quattro giovani studenti universitari. L'uomo ritroverà così la serenità di un tempo, abbracciando il futuro con consapevolezza e ricordando il passato con un sorriso.

Pieraccioni è un nostalgico e grazie a questo Via Vai è riuscito a tornare per un attimo alla spensieratezza di un tempo richiamando a se il grande successo del suo primo lungometraggio I Laureati (1995), film citato con grande ironia anche in questo suo ultimo lavoro. 

Un Fantastico Via Vai non è effettivamente così fantastico perché racchiude in se forse troppi cliché di genere che il regista toscano si porta dietro da tempo insieme a battute spesso evitabili e "vecchie" ma comunque, grazie ad un contesto fresco, i cliché, se pur cliché, diventano funzionali, godibili e riescono a strappare un amaro sorriso. Crisi lavorativa, razzismo, amore, questo è il mondo reale secondo Un fantastico Via Vai, che effettivamente non si discosta molto dalla realtà.

Un cast giovane, variopinto e fresco come il contesto (oltre al veterano Ceccherini), elevano questo lavoro un gradino al di sopra degli ultimi lavori di Pieraccioni, soprattutto dell'ultimo pessimo Finalmente la Felicità.

Un Fantastico Via Vai è nostalgica allegria senza pretese.

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