martedì 12 novembre 2013

Festival di Roma 2013 - giorno 4

Il quarto giorno Shakespeare arriva al Festival di Roma.

E' stato presentato ieri 'Romeo And Juliet', nuovo adattamento della celebre tragedia romantica di Shakespeare diretta stavolta dall'italiano Carlo Carlei. Protagonisti nei panni degli sfortunati innamorati i due giovani attori Douglas Booth e Hailee Steinfeld (assente). Nel cast anche Damian Lewis, Christian Cooke, Paul Giamatti e Laura Morante.

Un cast internazionale a servizio di un regista italiano per un film che è stato girato fra Cinecittà e Mantova. "Ogni regista sceglie gli attori pensando che siano i migliori per il ruolo richiesto", ha dichiarato il regista in conferenza stampa, "Sono un grande fan di Damian Lewis che seguo fin dall'inizio della sua carriera, mentre Douglas l'avevo visto in un paio di lavori e pensavo che fosse perfetto per il ruolo. Pensiero confermato dallo screen test".
Ma gli attori come si sono avvicinati a dei ruoli così iconici? "Interpretare Romeo e Giulietta è una responsabilità immensa perché è un'opera che appartiene alla tradizione, ma io e Hailee ci siamo concentrati nel cercare qualcosa di nuovo. Quando abbiamo girato il film io avevo 19 anni, lei 14, perciò abbiamo cercato di portare nella storia la nostra freschezza e innocenza", ha risposto "Romeo" Douglas Booth, mentre per la star di 'Homeland' Damian Lewis non è stata la prima volta con Shakespeare: "In passato ho interpretato Romeo, ma devo dire che Douglas è più bravo di quanto fossi io all'epoca. E' stato il mio secondo ruolo da professionista a teatro: quando recitavo quel ruolo però ho pensato che Lord Capuleti è forse il ruolo maschile migliore dell’opera. Mi sono divertito molto a interpretarlo: è un entusiasta, ha spunti comici e allo stesso tempo è un tiranno e ha momenti drammatici. E’ una parte fantastica". L'attore ha girato il film durante una pausa dal set di 'Homeland' ma non è stata una passeggiata. "E' la prima volta che qualcuno mi suggerisce che Shakespeare possa essere un intervallo riposante", ha scherzato Lewis, "Ma ho voluto fortemente essere parte di questo progetto. Mi è subito piaciuto il gruppo di lavoro che era stato messo insieme e la scrittura intelligente di Julian. Mi è inoltre molto piaciuta l’idea che fosse rivolto a un pubblico giovane, teenagers che magari non hanno mai avuto l’occasione di conoscere l’opera".
Qualcuno ha poi fatto notare a Lewis che potrebbero esserci similitudini tra un dramma shakespeariano e la serie 'Homeland', l'attore ha risposto: "'Homeland' ricorda le tragedie di Shakespeare e anche quelle greche: credo che la tv oggi stia prendendo il posto dei romanzi, soprattutto per i più giovani. Oggi non si leggono più i romanzi e la tv offre prodotti che sembrano opere letterarie: il pubblico segue storie ricche di personaggi e si appassiona ai drammi come magari prima si faceva leggendo libri".
Sulle differenza fra cinema e teatro e le difficoltà di portare un'opera teatrale sul grande schermo, Douglas Booth ha risposto: "La maggior parte della mia carriera è stata al cinema, ma vorrei tanto tornare a recitare in teatro. La tecnica è molto diversa. In questo caso il nostro copione era molto cinematografico, mentre l'originale shakespeariano è descrittivo. Il linguaggio di Shakespeare, però, è così bello che alla fine l'importante è lasciarsi andare e affidarsi al testo". E Damian Lewis, che ha una grande esperienza teatrale alle spalle, continua: "Recitare, come ogni forma d’arte, consiste nel creare un’opera differente dalla realtà, devi trasmettere la tua verità al pubblico. L’approccio alla recitazione di un testo teatrale portato al cinema cambia da attore ad attore. In una famosa lezione sulla recitazione al cinema Michael Caine ha detto: guardate l’area sopra la telecamera, guardate quella sotto e non sbattete mai gli occhi. Quindi lui suggerisce una recitazione minimalista. Se invece guardiamo attori come Jack Nicholson, Marlon Brando o Meryl Streep vediamo che sono interpreti con uno stile molto teatrale, che non si preoccupano di essere minimalisti o esagerati. L’importante è connettersi con quella che è la propria visione della realtà e trasmetterla al pubblico che ne riconosce la sincerità".

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